Gv 2, 1-11
Vi
fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato
alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Questo primo episodio che vede Gesù in azione nel vangelo di
Giovanni si conclude così: ‘Questo, a
Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù’. Giovanni usa ‘segno’
invece di ‘miracolo’. Non solo perché l’intervento di Gesù a Cana è atipico. Giovanni
fa una scelta teologica ben precisa: Gesù non fa un miracolo spettacolare e
appariscente, ma un gesto, un segno appunto, che indica qualcosa. Qualcosa di
importante, tanto che Giovanni aggiunge ‘manifestò
la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui’. Un’affermazione
notevole di fronte a un intervento tutto sommato poco appariscente. Evidentemente
in quel gesto c’è di più dal fatto in sé.
Per cogliere il significato di questo segno credo possa servire
porsi una domanda, visto che da poco abbiamo celebrato il Natale: cosa è venuto
a fare Gesù? Perché si è fatto uomo? La nostra risposta più automatica,
risonanza di più o meno lontani insegnamenti catechistici, è ‘per salvarci’ (ho
provato a fare questa domanda domenica scorsa in qualche messa e questo è stata
la risposta ricorrente, insieme a ‘per aiutarci’ e ‘per perdonarci i peccati’,
espressioni anch’esse molto da catechismo).
Ma a pensarci bene sono tutte risposte insoddisfacenti. Non solo
perché troppo formali, ma soprattutto perché poco vitali, poco realistiche. O
meglio, è certamente vero che Gesù è venuto a salvarci, ma bisognerebbe capire
cosa questo significa, e inoltre da parte nostra non credo che sentiamo molto
un desiderio reale e vitale di essere salvati. Ecco perché la salvezza ci
interessa così poco. Perché tutto sommato stiamo abbastanza bene così come
siamo e non percepiamo rischi di perdizione o di pericolo imminente da cui essere
tratti in salvo. Tranne nei casi in cui ci si trova in situazioni di
sofferenza, di dolore, di pericolo. Nel qual caso, se si è credenti, diventa
più forte il desiderio di chiedere aiuto, e magari anche un intervento
miracoloso di Dio.
Ecco allora un primo indizio per cogliere meglio il termine
‘segno’ che Giovanni utilizza: i miracoli sono interventi eccezionali che
invochiamo o almeno desideriamo per risolvere situazioni estremamente gravi. Ma
appunto perché eccezionali, sono anche situazioni molto rarefatte nella nostra
vita. Così come sono rari i miracoli. Anzi, molto più rari delle nostre
situazioni di dolore o di pericolo, perché non sempre, anzi quasi mai, quando
ci si trova in pericolo o in sofferenza avviene un miracolo che risolve la
situazione. E inoltre i miracoli, se e quando avvengono, interessano solo chi
li riceve e al più impressionano qualcuno nelle vicinanze.
Quindi in sintesi i miracoli sono pochi, riguardano poche
persone e non risolvono quasi mai i nostri problemi.
I segni invece raggiungono tutti e a tutti indicano qualcosa.
Tornando allora alla nostra domanda sul motivo della presenza di Gesù nel
mondo, scartata la possibilità che sia venuto per risolvere i nostri problemi
(non succede quasi mai), proviamo a capire cosa significhi il segno che fa e
cosa ci indichi.
Venuto
a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le
rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre
disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di
pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta
a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le
riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a
colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino,
Sorvolando sul dialogo curioso (nella termini e negli
atteggiamenti) tra Gesù e Maria, nell’episodio di Cana sono molto importanti
due elementi: l’acqua e il vino. Gesù trasforma la prima nel secondo. Perché?
La differenza fondamentale tra acqua e vino, al di là del colore
e del sapore, è che la prima è un elemento indispensabile per la vita, il
secondo no. Senza acqua si muore. Senza vino si vive lo stesso.
Nella cultura biblica ed ebraica (e non solo, pensiamo al Bacco
della mitologia romana) il vino è un elemento simbolico che indica gioia e abbondanza.
Voi tutti assetati
venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza
denaro e, senza spesa, vino e latte. Is
55, 1
Verranno giorni,
dice il Signore, in cui chi ara s'incontrerà con chi miete e chi pigia l'uva
con chi getta il seme; dai monti stillerà il vino nuovo e colerà giù per le
colline. Farò tornare gli esuli del mio popolo Israele, e ricostruiranno le
città devastate e vi abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno
giardini e ne mangeranno il frutto. Am 9, 13-14
Fai crescere il
fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo, perché tragga alimento
dalla terra:
il vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore. Sal 104, 14-15
il vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore. Sal 104, 14-15
Il vino è come la
vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella di chi non
ha vino? Questo fu creato per la gioia degli uomini. Allegria del cuore e gioia
dell'anima è il vino bevuto a tempo e a misura. Sir 31, 27-28
Nella nostra vita ci sono cose essenziali e cose che pur non
essendo essenziali la rendono però bella e piacevole. Se ne può fare a meno, ma
se ci sono è meglio.
Certamente si può vivere senza riscaldamento; per milioni di
anni i nostri antenati hanno vissuto così. Ma vivere al caldo è tutta un’altra
cosa.
Si può certamente vivere andando a cercare cibo nei cassonetti;
purtroppo anche da noi ci sono persone che vivono così. Ma se si mangia bene è molto
meglio.
Si può vivere anche vestiti di stracci; milioni di persone nel
mondo sono costrette a farlo. Ma se si è ben vestiti si vive meglio.
Si può vivere certamente anche se dopo la morte non c’è nulla;
milioni di persone lo credono. Ma se dopo si risorge è molto meglio.
Si può vivere senza Cristo. Milioni di persone vivono così. Ma
con lui è molto meglio.
Ecco il segno che Gesù fa a Cana. Noi siamo l’acqua. Lui il vino,
vino buono, segno di abbondanza e gioia. Lui è capace di trasformare la nostra
acqua, la nostra vita, in qualcosa di meglio. qualcosa che dà gioia e
abbondanza. Senza di lui siamo costretti ad andare a cercare in giro qualcosa
che renda la nostra vita più piacevole, più gustosa, più gradevole. Ma non tutto
quel che troviamo ottiene questo obiettivo. E spesso quando si ottiene questo
risultato è per poco tempo, poi finisce. E bisogna andare a cercare altro.
Con il segno di Cana Gesù ci invita a portargli la nostra vita,
la nostra acqua, perché venga trasformata definitivamente in qualcosa di più
bello. Va bene anche senza di lui, ma con lui è meglio.
Tra l’altro è interessante notare che le anfore che Gesù fa
riempire servivano ‘per la purificazione
rituale dei Giudei’. Era l’acqua che veniva utilizzata non per bere, ma per
lavarsi mani e piedi. La nostra acqua non è sempre pulita e limpida, eppure il
Signore ci chiede di offrirgliela così com’è. E da quell’acqua sporca vengono
fuori 600 litri di vino.
colui
che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano
i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti
mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto,
quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Il vino che il Signore produce non è vino qualunque, ma vino
buono. Non vino che avvelena, ma che fa stare bene. Quello di Cana è un
banchetto di nozze, e nella Bibbia, in particolare nei profeti, molto spesso il
rapporto Dio-Umanità viene presentato come un rapporto di coppia: Dio è lo
sposo e l’Umanità la sposa, con tutte le vicende che un rapporto di coppia
porta con sè (amore, gioia, passione, tradimento, ribellione, affetto, unione,
litigi, confronti, incomprensioni, allontanamenti e ritorni). Le nozze tra Dio
e l’Uomo sono il culmine del progetto di salvezza di Dio, che unendo il suo
vino alla nostra acqua la trasforma a poco a poco in lui. L’immagine del
banchetto ritorna spesso nei vangeli, come segno del banchetto eterno, spesso
collegato da Gesù stesso alla possibilità del rifiuto:
…gli dissero: “I
discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli
dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!”. Gesù rispose: “Potete far
digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Lc 5, 33-34
Uno dei commensali
gli disse: “Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!”. Gesù rispose: “Un
uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il
suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità,
cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a
vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque
paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro
disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo
riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al
servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri,
storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato,
ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e
lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi
dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia
cena”. Lc 14, 15-24
Non dimentichiamo poi il collegamento tra il vino di Cana e il
vino dell’Ultima Cena, e il sangue che Gesù versa sulla croce, nell’Ora suprema
(‘non è ancora giunta la mia ora’),
quando darà tutto se stesso per l’umanità: vita umana e vita divina, acqua e
sangue
uno dei soldati gli colpì il fianco
con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Gv 19, 34
E come ultima precisazione, non dimentichiamo che, se pure è
vero che Gesù è il meglio che possiamo aggiungere a una vita che di per sé è
già soddisfacente, in realtà la vita stessa e tutto ciò che siamo e possediamo
(tempo, intelligenza, capacità, risorse, salute…) proviene da lui. Possiamo
usarli indipendentemente da lui e senza di lui, ma solo perché da lui ci sono
stati donati.
Questo,
a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la
sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.