giovedì 21 gennaio 2016

acqua e vino



Gv 2, 1-11
 
Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Questo primo episodio che vede Gesù in azione nel vangelo di Giovanni si conclude così: ‘Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù’. Giovanni usa ‘segno’ invece di ‘miracolo’. Non solo perché l’intervento di Gesù a Cana è atipico. Giovanni fa una scelta teologica ben precisa: Gesù non fa un miracolo spettacolare e appariscente, ma un gesto, un segno appunto, che indica qualcosa. Qualcosa di importante, tanto che Giovanni aggiunge ‘manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui’. Un’affermazione notevole di fronte a un intervento tutto sommato poco appariscente. Evidentemente in quel gesto c’è di più dal fatto in sé.
Per cogliere il significato di questo segno credo possa servire porsi una domanda, visto che da poco abbiamo celebrato il Natale: cosa è venuto a fare Gesù? Perché si è fatto uomo? La nostra risposta più automatica, risonanza di più o meno lontani insegnamenti catechistici, è ‘per salvarci’ (ho provato a fare questa domanda domenica scorsa in qualche messa e questo è stata la risposta ricorrente, insieme a ‘per aiutarci’ e ‘per perdonarci i peccati’, espressioni anch’esse molto da catechismo).
Ma a pensarci bene sono tutte risposte insoddisfacenti. Non solo perché troppo formali, ma soprattutto perché poco vitali, poco realistiche. O meglio, è certamente vero che Gesù è venuto a salvarci, ma bisognerebbe capire cosa questo significa, e inoltre da parte nostra non credo che sentiamo molto un desiderio reale e vitale di essere salvati. Ecco perché la salvezza ci interessa così poco. Perché tutto sommato stiamo abbastanza bene così come siamo e non percepiamo rischi di perdizione o di pericolo imminente da cui essere tratti in salvo. Tranne nei casi in cui ci si trova in situazioni di sofferenza, di dolore, di pericolo. Nel qual caso, se si è credenti, diventa più forte il desiderio di chiedere aiuto, e magari anche un intervento miracoloso di Dio.
Ecco allora un primo indizio per cogliere meglio il termine ‘segno’ che Giovanni utilizza: i miracoli sono interventi eccezionali che invochiamo o almeno desideriamo per risolvere situazioni estremamente gravi. Ma appunto perché eccezionali, sono anche situazioni molto rarefatte nella nostra vita. Così come sono rari i miracoli. Anzi, molto più rari delle nostre situazioni di dolore o di pericolo, perché non sempre, anzi quasi mai, quando ci si trova in pericolo o in sofferenza avviene un miracolo che risolve la situazione. E inoltre i miracoli, se e quando avvengono, interessano solo chi li riceve e al più impressionano qualcuno nelle vicinanze.
Quindi in sintesi i miracoli sono pochi, riguardano poche persone e non risolvono quasi mai i nostri problemi.
I segni invece raggiungono tutti e a tutti indicano qualcosa. Tornando allora alla nostra domanda sul motivo della presenza di Gesù nel mondo, scartata la possibilità che sia venuto per risolvere i nostri problemi (non succede quasi mai), proviamo a capire cosa significhi il segno che fa e cosa ci indichi.


Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.  Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino,

Sorvolando sul dialogo curioso (nella termini e negli atteggiamenti) tra Gesù e Maria, nell’episodio di Cana sono molto importanti due elementi: l’acqua e il vino. Gesù trasforma la prima nel secondo. Perché?
La differenza fondamentale tra acqua e vino, al di là del colore e del sapore, è che la prima è un elemento indispensabile per la vita, il secondo no. Senza acqua si muore. Senza vino si vive lo stesso.
Nella cultura biblica ed ebraica (e non solo, pensiamo al Bacco della mitologia romana) il vino è un elemento simbolico che indica gioia e abbondanza.

Voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte.  Is 55, 1

Verranno giorni, dice il Signore, in cui chi ara s'incontrerà con chi miete e chi pigia l'uva con chi getta il seme; dai monti stillerà il vino nuovo e colerà giù per le colline. Farò tornare gli esuli del mio popolo Israele, e ricostruiranno le città devastate e vi abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto. Am 9, 13-14

Fai crescere il fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo, perché tragga alimento dalla terra:
il vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore. Sal 104, 14-15

Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella di chi non ha vino? Questo fu creato per la gioia degli uomini. Allegria del cuore e gioia dell'anima è il vino bevuto a tempo e a misura. Sir 31, 27-28


Nella nostra vita ci sono cose essenziali e cose che pur non essendo essenziali la rendono però bella e piacevole. Se ne può fare a meno, ma se ci sono è meglio.
Certamente si può vivere senza riscaldamento; per milioni di anni i nostri antenati hanno vissuto così. Ma vivere al caldo è tutta un’altra cosa.
Si può certamente vivere andando a cercare cibo nei cassonetti; purtroppo anche da noi ci sono persone che vivono così. Ma se si mangia bene è molto meglio.
Si può vivere anche vestiti di stracci; milioni di persone nel mondo sono costrette a farlo. Ma se si è ben vestiti si vive meglio.
Si può vivere certamente anche se dopo la morte non c’è nulla; milioni di persone lo credono. Ma se dopo si risorge è molto meglio.
Si può vivere senza Cristo. Milioni di persone vivono così. Ma con lui è molto meglio.
Ecco il segno che Gesù fa a Cana. Noi siamo l’acqua. Lui il vino, vino buono, segno di abbondanza e gioia. Lui è capace di trasformare la nostra acqua, la nostra vita, in qualcosa di meglio. qualcosa che dà gioia e abbondanza. Senza di lui siamo costretti ad andare a cercare in giro qualcosa che renda la nostra vita più piacevole, più gustosa, più gradevole. Ma non tutto quel che troviamo ottiene questo obiettivo. E spesso quando si ottiene questo risultato è per poco tempo, poi finisce. E bisogna andare a cercare altro.
Con il segno di Cana Gesù ci invita a portargli la nostra vita, la nostra acqua, perché venga trasformata definitivamente in qualcosa di più bello. Va bene anche senza di lui, ma con lui è meglio.
Tra l’altro è interessante notare che le anfore che Gesù fa riempire servivano ‘per la purificazione rituale dei Giudei’. Era l’acqua che veniva utilizzata non per bere, ma per lavarsi mani e piedi. La nostra acqua non è sempre pulita e limpida, eppure il Signore ci chiede di offrirgliela così com’è. E da quell’acqua sporca vengono fuori 600 litri di vino.

colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Il vino che il Signore produce non è vino qualunque, ma vino buono. Non vino che avvelena, ma che fa stare bene. Quello di Cana è un banchetto di nozze, e nella Bibbia, in particolare nei profeti, molto spesso il rapporto Dio-Umanità viene presentato come un rapporto di coppia: Dio è lo sposo e l’Umanità la sposa, con tutte le vicende che un rapporto di coppia porta con sè (amore, gioia, passione, tradimento, ribellione, affetto, unione, litigi, confronti, incomprensioni, allontanamenti e ritorni). Le nozze tra Dio e l’Uomo sono il culmine del progetto di salvezza di Dio, che unendo il suo vino alla nostra acqua la trasforma a poco a poco in lui. L’immagine del banchetto ritorna spesso nei vangeli, come segno del banchetto eterno, spesso collegato da Gesù stesso alla possibilità del rifiuto: 


…gli dissero: “I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono!”. Gesù rispose: “Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Lc 5, 33-34

Uno dei commensali gli disse: “Beato chi mangerà il pane nel regno di Dio!”. Gesù rispose: “Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena”.  Lc 14, 15-24

Non dimentichiamo poi il collegamento tra il vino di Cana e il vino dell’Ultima Cena, e il sangue che Gesù versa sulla croce, nell’Ora suprema (‘non è ancora giunta la mia ora’), quando darà tutto se stesso per l’umanità: vita umana e vita divina, acqua e sangue

uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Gv 19, 34

E come ultima precisazione, non dimentichiamo che, se pure è vero che Gesù è il meglio che possiamo aggiungere a una vita che di per sé è già soddisfacente, in realtà la vita stessa e tutto ciò che siamo e possediamo (tempo, intelligenza, capacità, risorse, salute…) proviene da lui. Possiamo usarli indipendentemente da lui e senza di lui, ma solo perché da lui ci sono stati donati.

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.