Mentre Gesù andava per la strada, un
tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò:
«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».
Domanda formulata in
modo curioso. Il titolo usato, ‘maestro buono’, è un tentativo di ingraziarsi
Gesù? O quest’uomo considera davvero buono Gesù? E cosa intende per buono?
Gesù gli disse: «Perché mi chiami
buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Risposta altrettanto
curiosa. Se solo Dio è buono, Gesù non vuole che lo si paragoni a Dio? Oppure al
contrario se solo Dio è buono e Gesù viene definito buono, allora quest’uomo intravvede
in Cristo la presenza di Dio?
Tu conosci i comandamenti: “Non
uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non
frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Una elenco dei
comandamenti un po’ particolare. Non ci sono tutti, e ne viene aggiunto uno che
nei dieci dell’Esodo non c’è. Che il frodare sia un comportamento particolarmente
diffuso e perciò Gesù lo vuole evidenziare in modo particolare? Niente di nuovo
sotto il sole, vedendo cosa succede anche oggi.
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte
queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Chi di noi potrebbe
dire una cosa simile? Quest’uomo è davvero un buon fedele. Tanto è vero che…
Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo
amò
È l’unica volta in
tutti i vangeli in cui si esplicita in questo modo l’atteggiamento di Gesù. Evidentemente
Gesù apprezza molto lo stile di vita di quest’uomo, così ligio alla legge. Però
essere fedeli osservanti delle leggi religiose non è sufficiente, rischia di
far diventare dei perfetti …farisei.
e gli disse: «Una cosa sola ti manca:
va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e
vieni! Seguimi!».
Proposta provocatoria
da parte di Gesù, che credo vada letta alla luce delle sue ultime parole. Gesù
provoca a instaurare una relazione personale con lui, mentre quell’uomo stava
impostando la sua attenzione sul comportamento, sulla morale: ‘cosa devo
fare?’. È come se Gesù gli stesse dicendo: ‘non è solo una questione di cose da
fare, ma di una persona da amare. Io ti amo, amami anche tu’. Solo, credo, in
un’ottica di questo tipo è possibile cogliere il senso della richiesta di Gesù:
vendi tutto, perché hai trovato qualcosa di meglio.
Il regno dei
cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde
di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel
campo. Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la
compra. Mt 13, 44-46
Non a caso la domanda
cruciale che Gesù fa a Pietro, prima di affidargli la cura del gregge è ‘mi
ami?’
Quand’ebbero
mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di
costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli
disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta:
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai
che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza
volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato
che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore,
tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie
pecore. Gv 21, 15-17
Non gli dà istruzioni su
cosa deve fare, non gli chiede come ha in mente di organizzarsi. Gli chiede
solo ‘mi ami?’.
Ma a queste parole egli si fece scuro
in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
L’uomo non capisce, o
meglio, non si rende conto di cosa gli sta veramente chiedendo Gesù. Il
lasciare tutto ha senso solo se si ha trovato qualcosa di meglio, quindi ha
senso solo nel seguire Gesù. Altrimenti diventa una richiesta assurda e
irrealizzabile, come infatti la ritiene quest’uomo. Solo chi ha amato qualcuno e
ha di conseguenza lasciato qualcosa (famiglia, abitudini, lavoro…) per
seguirlo, riesce a capire la richiesta di Gesù. Quando si ama qualcuno tutto il
resto non conta più come prima, e si è disposti a lasciare cose che fino a poco
prima erano irrinunciabili. E non le si lascia perché si è costretti da
qualcuno, ma per libera scelta. Quest’uomo ha incontrato Gesù, ma non ha saputo
amarlo. Anzi, quest’uomo cerca la perfezione morale e legale, pensando che sia
questa a garantirgli l’eternità.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno,
disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono
ricchezze, entrare nel regno di Dio!».
Perché? Perché hanno
già un loro regno, in cui sono i re, e non c’è posto per un altro. Non è che
non possono entrare nel regno di Dio, il problema è che non vogliono. Tornando al
paragone con l’amore di coppia, è come se un uomo pretendesse di stare con una
donna senza voler lasciare l’altra.
I discepoli erano sconcertati dalle
sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare
nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago,
che un ricco entri nel regno di Dio».
Il ricco è troppo
grosso, ha troppa roba che sente parte di sé per poter passare per la porta
stretta.
Un tale gli chiese:
“Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Rispose: “Sforzatevi di entrare
per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci
riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti
fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi
risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Lc 13, 23-25
‘Non vi conosco’. È questo
il criterio: il rapporto, la conoscenza personale, non l’aver osservato diligentemente
leggi e regole, che pure sono importanti, ma devono essere il modo con cui si
concretizza e si realizza il legame personale.
Essi, ancora più stupiti, dicevano tra
loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse:
«Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Quindi la salvezza, l’entrare
nel regno di Dio, non dipende tanto dai nostri sforzi, quanto dall’affidarci a
colui che amiamo e ci ama. Di più: entrare nel regno di Dio è semplicemente
impossibile, non c’è nulla che possiamo fare per ottenere questo risultato. Pensare
che sia possibile entrare nel regno di Dio facendo qualcosa è una delle nostre
illusioni religiose, perché fa dipendere la salvezza, la vita eterna, da noi. È
solo Dio che fa entrare nella vita eterna, che è la sua vita, e l’unica cosa
che chiede è di lasciarsi amare da lui e riamarlo. Bisogna fare l’amore con lui
per entrare in lui e quindi diventare con lui una cosa sola.
Lo Sposo è una
cosa sola con la sposa. Quello che ha trovato di estraneo nella sposa l'ha
tolto via, eliminando i peccati di lei configgendoli sul legno della croce. Quanto appartiene per natura alla sposa ed è
sua dotazione, lo ha assunto e se ne è rivestito.
Ciò che gli appartiene in proprio ed è divino l'ha regalato alla sposa. Egli
annullò ciò che era del diavolo, assunse ciò che era dell'uomo, dono ciò che
era di Dio.
Isacco,
abate del monastero della Stella
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco,
noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità
io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o
madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non
riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle
e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che
verrà».
Fidatevi di me,
seguitemi, amatemi, al resto ci penso io.
Nessuno può servire
due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà
all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io
vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o
berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale
forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo:
non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro
celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si
preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito,
perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano
e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria,
vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è
e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che
cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre
vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il
regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in
aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà
di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena. Mt 6, 24-34