I Sam 3,
3-10.19
Gv 1, 35-42
La
prima lettura e il vangelo di questa domenica (queste due letture sono in
genere strettamente collegate, mentre la seconda lettura va di solito per conto
suo) ci indicano due aspetti interessanti della spiritualità cristiana:
l’importanza di qualcuno che ci indichi dove guardare (Eli e Giovanni
Battista), e la necessità di stare con colui che è venuto ‘ad abitare in mezzo
a noi’ (Gv 1).
Il
giovane Samuele ha come maestro il vecchio Eli. Ne ha bisogno, perché non sa
ancora come riconoscere la voce del Signore.
Il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi
corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Eli rispose: «Non ti ho
chiamato, torna a dormire!».
Samuele
non capisce, e quando di nuovo il Signore lo chiama torna da Eli. Non ha nessun
altro da cui andare. Eli capisce che Samuele sta ricevendo una chiamata, e gli
dà le giuste indicazioni:
Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a
Samuèle: «Vai a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il
tuo servo ti ascolta”».
Painting of Samuel learning from Eli - John Singleton Copley, 1780 |
I
due discepoli del Battista, Andrea e un altro che non conosciamo, non sanno
ancora individuare la presenza del Cristo, che pure è lì vicino. Non lo
conoscono ancora. Hanno bisogno di Giovanni, che invece lo conosce, per
ricevere l’indicazione giusta:
Giovanni Battista stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo
sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!».
Samuele,
seguendo le indicazioni di Eli, ora sa cosa fare:
Samuèle andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette
accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle
rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
I
due discepoli del Battista, ora che hanno individuato Gesù, ora sanno chi
seguire:
E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Samuele, ora che sa come individuare il Signore, può iniziare il suo cammino di profeta:
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto
una sola delle sue parole.
Anche
Andrea e il suo compagno, ora possono iniziare la loro avventura di discepoli:
Gesù si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro:
«Che cosa cercate?». Gli risposero: «Maestro, dove abiti?». Disse loro: «Venite
e vedrete».
Questi
incontri possono avvenire perché i due discepoli e Samuele incontrano le
persone giuste, ma anche perché da parte sua il Signore stesso si è mosso, li
ha avvicinati.
I
nostri sforzi per raggiungere Dio sono sterili e inutili, se contiamo solo
sulle nostre forze e capacità. Non ci riusciremo mai. Al massimo ci permettono
di diventare genericamente credenti. Ma credere in Dio e incontrare Dio sono
due cose molto, molto diverse.
Perché
lo possiamo incontrare occorre che lui si muova, si faccia sentire, ci chiami.
Il Signore chiamò: «Samuèle!»
Il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»;
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!»
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre
volte: «Samuéle, Samuéle!».
Il
vangelo del giorno di Natale affermava:
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,
14)
E’
solo grazie a questo che i due discepoli di Giovanni possono individuarlo e
andare a vedere dove abita.
Questo ‘abitare in mezzo a noi’, questo ‘starci accanto’, sono
un evento fondamentale, senza il quale nessun incontro con Dio può avvenire.
Ma non è sufficiente.
Come sempre il Signore, che pure fa la sua parte, lascia una
parte del lavoro a noi. Se Samuele avesse ignorato la chiamata, se i due
avessero lasciato passare e andare via Gesù, l’incontro non sarebbe avvenuto.
Perché invece si sono messi in ascolto (Samuele) e si sono mossi (i due
discepoli)? Perché a loro interessava questo incontro. Perché l’uno stava con
Eli e gli altri con il Battista proprio in vista di un possibile e desiderato
loro incontro con Dio. Non sapevano come fare e si sono fatti aiutare. Il ruolo
di Eli e del Battista sono stati fondamentali, ma altrettanto è stato il loro
interesse. Questo interesse ha fatto fare loro una scelta di dedicare del tempo
alla ricerca. Non se ne sono stati a casa loro ad aspettare che il Signore
arrivasse.
Il concetto di ‘stare’, ‘abitare’, ritorna molte volte in questi
testi: Samuele abita nel tempio con Eli. Ci dorme pure. I due discepoli stanno
con il Battista, e dopo che hanno conosciuto Gesù si fermano con lui per un po’.
Il muoversi di Dio verso l’uomo e dell’uomo verso Dio generano
l’incontro personale. Nessuna di queste due iniziative, da sola, poteva
assicurare l’incontro. Gesù era vicino ai due anche prima dell’indicazione del
Battista, ma loro, pur cercandolo, non lo sapevano vedere. Dio era vicino a
Samuele, lo stava già chiamando, ma senza l’aiuto di Eli, lui non sapeva
riconoscere la sua voce.
Non è ancora sufficiente solo l’interesse, la curiosità, il
desiderio, occorre che ci sia anche un impegno ad andare a cercalo e poi anche
impiegare del tempo nello stare con lui, nel frequentarlo. Solo così è
possibile conoscerlo profondamente. Molti hanno incontrato Gesù, gli hanno
parlato, lo hanno sfiorato nei suoi viaggi, ma questo contatto non li ha
portati a seguirlo. Non sono andati a casa sua, se ne sono tornati a casa loro.
Il Verbo è venuto ad abitare in mezzo a noi perché noi potessimo
andare ad abitare insieme con lui. E’ quel che fanno Andrea e l’altro
discepolo: ‘Si fermarono con lui’.
E’ il fermarsi a cui Gesù inviterà Marta:
Maria, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta
invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse:
“Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille
dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti
agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è
scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”. Lc 10, 39-42
E’
lo stare insieme che permetterà ai discepoli di Emmaus di riconoscere il
risorto:
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece
come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché
si fa sera e il giorno gia volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro.
Lc 24, 28-29
E’ il rimanere con Cristo
a cui lui stesso ci invita per poi fare frutto:
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da
se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Gv
15, 4
E i frutti cominciano già
a intravedersi in Samuele e nei due discepoli:
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto
una sola delle sue parole.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano
seguito, era Andrea, fratello di Simone. Egli incontrò per primo suo fratello
Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» e lo condusse da Gesù. Fissando
lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai
chiamato Cefa», che significa Pietro.