Lc 9, 11-17
Mi è stato fatto notare che sono stato un po’ troppo criptico
nel commento al testo di domenica scorsa. Cerco di spiegarmi meglio, anche se
mi aveva colpito l’invito di Gesù: date voi stessi da mangiare, non nel senso
di darsi da fare a trovare cibo per tutti, ma come invito a dar da mangiare se
stessi, così come Gesù nell’Eucarestia (domenica era la festa del Corpo e
Sangue di Cristo) si fa mangiare da noi. E quello è l’esempio che dovremmo
seguire: lui si fa mangiare da noi, noi dovremmo farci mangiare dagli altri.
Ma visto che questo testo è molto bello, aggiungo ancora
qualcosa.
Gesù
prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno
di cure.
Gesù sta facendo cose che solo lui può fare. Noi non possiamo
parlare del regno di Dio, perché non lo conosciamo. O meglio, non lo
conoscevamo finchè non ce l’ha rivelato lui. E certo non sappiamo guarire. È curioso
come Gesù per un certo periodo della sua vita pubblica guarisca molte persone,
poi pian piano le sue guarigioni cessano. Eppure la sua capacità di guarire era
uno dei motivi per cui le folle lo cercavano. Evidentemente il guarire i malati
non era il suo obiettivo finale. C’è un particolare in un altro testo di Luca
che forse può aiutarci a capire qualcosa in più:
…lo portò a una
locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li
diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te
lo rifonderò al mio ritorno. Lc 10, 34-35
Nella parabola il buon Samaritano (che nell’immagine usata da
Gesù è lui stesso) si prende cura della vittima dei briganti e poi la affida
all’albergatore (la chiesa) che ha il compito di prendersi cura, di continuare
l’opera di guarigione, anche se in modo
diverso da Gesù.
Il
giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda
la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare
e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù vola alto, come sempre (rivela il Regno e guarisce), i
discepoli come sempre volano basso. È tardi, siamo nel deserto, hanno fame. E
dopotutto se loro se ne vanno possiamo tornare in città, andare a mangiare e
andare a dormire anche noi. D’altra parte non possono occuparsi loro di queste
esigenze di tutta quella folla.
Gesù
disse loro: « Date loro voi stessi da mangiare».
Invece è proprio quello che propone Gesù: pensateci voi, datevi
da fare. È un po’ stimolo e un po’ provocazione. Occuparsi di loro non vuol
dire mandarli via. Gesù si era reso conto di ciò che mancava a questa gente (conoscenza
del Regno e salute) e se n’era occupato annunciando loro il Regno e guarendoli.
Ora gli apostoli si accorgono sì delle esigenze di questa gente, ma non sono in
grado di occuparsene. E Gesù non dice ‘ci penso io’. Almeno non subito. Prima li
provoca: date loro da mangiare. Loro tireranno fuori pani e pesci, che nelle
mani di Gesù si moltiplicheranno. Ma prima di vedere questa moltiplicazione,
occorre soffermarci ancora su questo comando di Gesù. ‘Date loro voi stessi da
mangiare’ può essere letto in due modi. Il primo lo abbiamo appena visto:
dategli da mangiare, muovetevi, datevi da fare. Il secondo modo è più
spirituale, più mistico, più elevato (anche se pieno di conseguenze concrete): date
loro voi stessi da mangiare, diventate voi cibo, fatevi mangiare da loro. Ovviamente
questo significato immediatamente non è stato colto neppure dagli apostoli, ma
dopo l’Ultima Cena lo comprenderanno. Gesù non si è solo dato da fare, ma si è
lasciato mangiare, è diventato cibo per tutti. Prendete e mangiate, questo è il
mio corpo. Prendete e bevete, questo è il mio sangue. E Gesù vuole che questo
atteggiamento di donazione e di servizio lo assumano anche i suoi apostoli:
Vi ho dato
l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Gv 13, 15
Ma
essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non
andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa
cinquemila uomini.
Come potrebbero gli apostoli fare quello che fa Gesù? Certo loro
non sono lui. Ma qualcosa possono fare, e ora lo vedremo. Però non
dimentichiamo anche queste altre parole di Gesù:
…anche chi crede in
me compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al
Padre. Gv 14, 12
Torniamo a noi. Gesù provoca gli apostoli. Fate la vostra parte.
Poi io ci metto del mio, ma datevi da fare.
Egli
disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero
così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci,
alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava
ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e
furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Ancora una volta Gesù ha gettato le basi per definire il futuro
ruolo della chiesa: gli apostoli ne sono l’immagine. Dapprima seguono
passivamente Gesù e lo guardano agire e parlare. Poi si occupano delle esigenze
della folla, ma solo per non addossarsele: congeda la folla, mandali a casa. Poi
vengono provocati da Gesù: se hanno fame date loro da mangiare. Allora tirano
fuori i pochi pani e pesci, e prendono in considerazione la possibilità di
andare a comprare i viveri per tutti. Solo ora Gesù, che certamente non aveva
bisogno di quei cinque pani e due pesci ma che vuole che i suoi facciano la
loro parte, interviene e di quei pani e pesci fa cibo per tutti. Ma come
abbiamo visto in quell’invito ‘date voi stessi da mangiare’ è racchiuso
qualcosa di molto più profondo.
Vi ho dato
l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. Gv 13, 15
Chi ti sembra sia
stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi
ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. Lc
10, 36-37
Non è che gli apostoli ora capiscono tutto. Ci metteranno un bel
po’.
I discepoli
avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che
un pane solo. Allora Gesù li ammoniva dicendo: “Fate attenzione, guardatevi dal
lievito dei farisei e dal lievito di Erode!”. E quelli dicevano fra loro: “Non
abbiamo pane”. Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: “Perché discutete che
non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete
occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho
spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete
portato via?”. Gli dissero: “Dodici”. “E quando ho spezzato i sette pani per i
quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?”. Gli dissero:
“Sette”. E disse loro: “Non capite ancora?”. Mc 8, 14-21
Ma intanto Gesù li stimola, li provoca, li fa crescere. Come già
detto, sarà poi con le parole dell’Ultima Cena unite agli eventi della passione
e morte che inizieranno non solo a capire, ma a mettere in pratica le
indicazioni di Gesù, fino ad arrivare davvero a fare le stesse cose che faceva
Gesù, fino a offrire la propria vita.