venerdì 23 maggio 2014

la porta e la via



Gv 14, 1-12

Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.

Gesù non parla mai, mi pare, di fede come spesso la intendiamo noi, come questione dell’esistenza di Dio. Gesù spinge verso un rapporto personale con lui, che è cosa molto diversa dalla discussione accademica o filosofica sulla sua esistenza. Discussione che peraltro, anche se portasse a una dimostrazione chiara ed evidente, non servirebbe a fare il minimo passo verso l’incontro con lui. Sapere o dimostrare che Dio esiste non è la stessa cosa che incontrarlo. Quantificare e dimostrare, pur essendo passi importanti del sapere umano, si svolgono a un livello diverso da quello dell’esperienza dell’incontro personale.

I grandi amano le cifre. quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: “qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?”. Ma vi domandano: “Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?”. Allora soltanto credono di conoscerlo. Se voi dite ai grandi: “Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto”, loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: “Ho vista una casa di centomila lire”. E allora esclamano: “Com’è bella!”. Così, se voi gli dite: “La prova che il piccolo principe è esistito sta nel fatto che era bellissimo, che rideva e che voleva una pecora. Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste”. Beh, loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino. Ma se voi invece gli dite: “Il pianeta da dove veniva è l’asteroide B612”, allora ne sono subito convinti e vi lasceranno in pace con le domande. Sono fatti così, non c’è da prendersela. I bambini devono essere indulgenti con i grandi.
Antoine de Saint Exùpery . Il piccolo principe, cap. IV

Il testo del Piccolo Principe non è forse un testo accademico e autorevole riguardo al tema della fede, ma mi sembra molto illuminante nella sua apparente semplicità. L’esistenza di Dio, quand’anche fosse dimostrata, non porterebbe nulla in quanto tale alla nostra vita quotidiana e ai nostri rapporti interpersonali. La presenza percettibile di Dio renderebbe superflua qualunque discussione sulla sua esistenza, e permetterebbe inoltre di occuparsi delle conseguenze di questa presenza nella nostra vita. Lo so che la questione è molto più complessa, ma ritengo che la presenza, l’azione e le parole di Cristo vadano proprio nella direzione del rendere possibile l’incontro e la conoscenza personale con lui, che è ciò che in senso vitale ci coinvolge di più.
Il termine ‘fede’, così come lo usa Gesù, va più nella direzione della fiducia personale che in quella della conoscenza intellettuale, anche se nulla vieta che le due strade possano essere entrambe percorse e che i due aspetti della fede si possano integrare e anzi completare a vicenda. Ma qui Gesù invita a fidarsi di lui, e la fiducia implica una conoscenza personale che la pura speculazione filosofica e intellettuale non può dare.


Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.

Quest’ultima affermazione di Gesù è molto forte. Già nel vangelo della domenica precedente aveva detto:

…chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore … io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti. Gv 10, 1-8

Dichiarazioni certo poco diplomatiche, che urtano con la nostra mentalità possibilista e un po’ facilona per cui ciascuno fa quello che vuole nel modo che preferisce nella convinzione che Dio si accontenti sempre e accetti qualunque cosa, basta che sia fatta in buona fede. In realtà riguardo a questo invece Gesù è molto chiaro. Non tutte le strade portano a Dio, non tutte le convinzioni sono verità, e non tutti i comportamenti sono vita. E’ ciò che intende anche Pietro nel discorso al portico di Salomone:

Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”. At 4, 11-12

Questo però apre una questione molto importante e assai profonda: e chi non passa attraverso Cristo? E chi non lo conosce? E chi lo conosce nel modo sbagliato? In questo orizzonte si possono cercare con attenzione e delicatezza le diverse possibilità, le diverse posizioni e le diverse situazioni personali. Non tutti infatti hanno avuto la possibilità di conoscere Cristo, e non per colpa loro. E non tutti, pur avendone avuto la possibilità teorica, lo hanno conosciuto davvero (anche se potrebbe sembrare così).

‘Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato’ (Gio 3,5). Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? Rm 10, 13-14

Come fa spesso, e in ogni caso come dobbiamo fare sempre noi ascoltandola, la Parola di Dio ci mette in discussione e ci provoca personalmente. L’invito non è tanto a stilare una classifica e una descrizione di come gli altri potranno o non potranno salvarsi, ma è chiedersi se noi, che Cristo lo abbiamo conosciuto, abbiamo assolto il  nostro compito di testimoni nel modo dovuto. Innanzitutto dobbiamo chiederci:

a)     se lo abbiamo incontrato davvero (parlare di lui ripetendo semplicemente delle cose sentite o dei testi biblici non significa davvero avere con lui un profondo rapporto personale)
b)    se lo abbiamo incontrato lo abbiamo veramente capito. La storia della chiesa è piena di personaggi, laici ed ecclesiastici, che hanno presentato come cristiane delle idee e delle posizioni che ben poco avevano a che vedere con Cristo, ma erano piuttosto le loro idee, le loro fissazioni e le loro convinzioni.
c)    se dopo averlo incontrato e seguito siamo stati capaci di parlarne nel modo giusto, e di aiutare gli altri a incontrarlo a loro volta.

Tutto questo rende evidente quanto la Parola di Dio, più che essere uno strumento da brandire per accusare gli altri, deve essere uno strumento per noi cristiani per mettere in discussione noi stessi, per aiutarci a verificare se stiamo svolgendo bene il nostro compito di collaboratori di Cristo.
Se gli altri non conoscono Cristo per colpa non loro e non nostra, Cristo stesso troverà il modo per ripescarli (non dimentichiamo che è senza Cristo che non c’è salvezza, non senza la chiesa. E’ certo possibile per il Signore salvare anche al di fuori della Chiesa, che è lo strumento primario dell’azione di Dio nel mondo, ma non l’unico).
Se gli altri non seguiranno Cristo nonostante lo abbiano conosciuto bene e profondamente, porteranno le conseguenze della loro scelta (anche se mi chiedo se sia possibile conoscere veramente Gesù e rifiutarlo).
Ma se gli altri non avranno conosciuto Cristo, o lo avranno conosciuto male e in modo distorto per colpa nostra, non saranno loro a portare le conseguenze di questo, ma noi. Di questo Dio ci chiederà conto.
Noi la Via l’abbiamo conosciuta. Noi sappiamo dov’è e chi è la Porta, ma se non aiutiamo gli altri a trovarla o se li ostacoliamo o addirittura li portiamo in una direzione sbagliata, saremo noi a pagarne le conseguenze.
Come fa spesso, la Parola di Dio è uno strumento potente non per accusare e giudicare gli altri, ma per verificare e valutare se stessi.

 
Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».  Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.  Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

Le ultime parole di Gesù in questo testo portano ancora oltre, verso la conoscenza profonda di Cristo, che non si presenta solamente come un inviato di Dio, ma si identifica con lui, pur nella complessa distinzione delle personalità che porterà a riconoscere Dio come Trinità. Ma di questo parleremo più avanti, quanto della santissima Trinità celebreremo la festa.