martedì 31 dicembre 2013
lunedì 23 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
Due notizie, due dubbi, due nomi, un grande silenzioso uomo
Mt 1, 18.24
Così
fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe,
prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito
Santo.
Uno degli episodi più belli e interessanti degli eventi della
nascita di Gesù.
Una delle figure più belle del vangelo, Giuseppe.
In primo luogo perché non parla mai. Di Giuseppe non è riportata
una sola parola, e basterebbe già questo a farne un uomo speciale, in un tempo come il
nostro in cui tutti parlano, parlano, parlano.
A questo punto dovrei tacere anch’io, ma ci sono un sacco di
cose da notare. Cercherò di farlo senza troppe lungaggini.
La prima notizia che Giuseppe riceve è la gravidanza di Maria,
sua promessa sposa. Questa notizia e le conseguenze nel suo fidanzato
richiederebbero un libro intero. La sua Maria aspetta un bambino. E non è suo. Primo dubbio. Cosa
avrà pensato? Come avrà reagito? Cosa avrà sospettato? E per quanto tempo si sarà
arrovellato su questa notizia? I vangeli non dicono nulla, come fanno spesso. Ma
basta provare a mettersi nei panni di Giuseppe per intuire quanto per lui questa
notizia sia stata terribile. E non basta. È stato lo Spirito Santo. Certo, come
no! Per quanto Giuseppe fosse giusto, santo, pio e devoto, non è certo una
eventualità considerata come ovvia, o anche solo come possibile. Chi è stato? Come
è possibile? E adesso che faccio?
Giuseppe
suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di
ripudiarla in segreto.
Secondo dubbio: Giuseppe sa che se si rende pubblica la gravidanza di Maria prima del
matrimonio, chiunque sia il padre del bambino, Maria rischia di essere accusata
di adulterio e condannata. Mentre deve affrontare i suoi dubbi personali,
Giuseppe deve anche porsi questo problema. Che fare?
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
La seconda notizia Giuseppe la riceve da Dio stesso. Un'annunciazione, come quelle ricevute da Zaccaria e da Maria. Dio lo rassicura, ma Giuseppe per quanto tempo avrà dovuto
friggere nel suo dubbio? E anche la rassicurazione è piena di incognite. Un sogno?
Quanto è attendibile? Quanto è affidabile? Credo che Dio abbia saputo essere
sufficientemente convincente anche in questo modo, ma credo anche che Giuseppe
si sia portato dentro anche dopo i dubbi e le insicurezze personali, e
che avrà dovuto conviverci tutta la vita. Ma questo non lo sapremo mai, perché non
lo ha raccontato a nessuno. O comunque nessuno ne ha scritto.
Ma in tutto questo accavallarsi di dubbi c’è quel ‘non temere’, che ne richiama molti altri.
Non
temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti
darà un figlio. Lc 1, 13
Non
temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Concepirai un figlio, lo
darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Lc 1, 20
Non
temete: vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella
città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Lc 2, 10-11
Non
temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini. Lc 5, 10
Non
temere, soltanto abbi fede e sarà salvata. Lc 8, 50
Non
temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Lc
12, 32
Non
temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi
vedranno. Mt 28, 10
Alzatevi
e non temete. Mt 17, 7
Non
temere, soltanto abbi fede! Mc 5, 36
darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo
popolo dai suoi peccati».
Gesù è l'adattamento italiano del nome aramaico יֵשׁוּעַ (Yeshu'a),
passato in greco biblico come Ἰησοῦς (Iēsoûs)
e in latino biblico come Iesus; si
tratta di una tarda traduzione aramaica del nome ebraico יְהוֹשֻׁעַ (Yehoshu'a),
ovvero Giosuè,
che ha il significato di "YHWH
è salvezza", "YHWH salva"
Tutto
questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per
mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a
lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Immà-nu-el עִמָּנוּאֵל con-noi-Dio. Emmanuel è il titolo, il nome profetico attribuito al Messia
in base alla profezia di Isaia. Il nome profetico definisce non l’anagrafe
umana, ma quella divina. Esprime il senso della persona che viene destinata da
Dio ad avere un ruolo di salvezza, o di annuncio, o di rivelazione per il suo
popolo.
Quando
si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore
e prese con sé la sua sposa.
Buon Natale, coraggioso Giuseppe. E buon Natale a tutti!
mercoledì 18 dicembre 2013
domenica 8 dicembre 2013
Maria
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono
sottoposte al potere dell'uomo o disposte per la sua utilità si
rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo
risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una
grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché
avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate.
Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui
spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall'oppressione e
avevano perso vivezza per l'abuso di coloro che s'erano fatti servi degli
idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate,
si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall'uso degli
uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio
stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge
dall'alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica
servendosi di esse.
Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto
del grembo benedetto di Maria benedetta.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza.
O vergine benedetta e più che benedetta,
per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore,
e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria.
Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio.
Dio, che aveva creato ogni cosa,
si fece lui stesso creatura di Maria,
e ha ricreato così tutto quello che aveva creato.
E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla,
dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create,
Maria la madre delle cose ricreate.
Dio è padre della fondazione del mondo,
Maria la madre della sua riparazione.
Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto,
Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate.
Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è,
Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza.
O vergine benedetta e più che benedetta,
per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore,
e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria.
Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio.
Dio, che aveva creato ogni cosa,
si fece lui stesso creatura di Maria,
e ha ricreato così tutto quello che aveva creato.
E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla,
dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create,
Maria la madre delle cose ricreate.
Dio è padre della fondazione del mondo,
Maria la madre della sua riparazione.
Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto,
Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate.
Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è,
Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.
sant'Anselmo di Aosta, Discorsi
venerdì 6 dicembre 2013
domenica 1 dicembre 2013
Avvento
Mt 24, 37-44
La parola che
si staglia su tutte, nel Vangelo di questa prima domenica di Avvento, è:
"Vegliate!”. Ci si chiede a volte perché Dio ci nasconde una cosa così
importante com'è l'ora della sua venuta, che per ognuno di noi, singolarmente
preso, coincide con l'ora della morte. La risposta tradizionale è: "Perché
fossimo vigilanti, ritenendo ognuno che il fatto può accadere ai suoi
giorni" (s. Efrem il Siro). Ma il motivo principale è che Dio ci conosce;
sa quale terribile angoscia sarebbe stata per noi conoscere in anticipo l'ora esatta
e assistere al suo lento e inesorabile approssimarsi. L'incertezza dell'ora non
deve spingerci a vivere da spensierati, ma da persone vigilanti. Se l'anno
liturgico è ai suoi inizi, l'anno civile volge al suo termine. Un'ottima
occasione, questa, per dare spazio a una riflessione sapienziale sul senso
della nostra esistenza. La stessa natura in autunno ci invita a riflettere sul
tempo che passa. Quello che il poeta Giuseppe Ungaretti diceva dei soldati in
trincea sul Carso, durante la prima guerra mondiale, vale per tutti gli uomini:
"Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie". Cioè, in
procinto di cadere da un momento all'altro. "Vàssene il tempo - diceva il
nostro Dante Alighieri - e l'uom non se n'avvede", il tempo scorre e
l'uomo non se ne accorge. Un filosofo antico ha espresso questa fondamentale
esperienza con una frase rimasta celebre: panta rei, cioè: tutto scorre.
Succede nella vita come sullo schermo televisivo: i programmi si susseguono
rapidamente e ognuno cancella il precedente. Lo schermo resta lo stesso, ma le
immagini cambiano. Così è di noi: il mondo rimane, ma noi ce ne andiamo uno
dopo l'altro. Di tutti i nomi, i volti, le notizie che riempiono i giornali e i
telegiornali di oggi - di me, di te, di tutti noi - cosa resterà da qui a
qualche anno o decennio? L'uomo non è che "un disegno creato dall'onda
sulla spiaggia del mare che l'onda successiva cancella". Vediamo cosa ha
da dirci la fede a proposito di questo dato di fatto che tutto passa. "Il
mondo passa, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1 Gv 2, 17).
C'è dunque qualcuno che non passa, Dio, e c'è un modo per non passare del tutto
neanche noi: fare la volontà di Dio, cioè legarsi a Dio, entrare nella sua vita.
In questa vita noi siamo come persone su una zattera trasportata dalla corrente
di un fiume in piena verso il mare aperto, da cui non c'è ritorno. A un certo
punto, la zattera si viene a trovare vicino alla riva. Il naufrago dice: "O
ora o mai più!" e spicca il salto sulla terra ferma. Che respiro di
sollievo quando sente la roccia sotto i suoi piedi! È la sensazione di chi ha
posato il piede sulla roccia che è Cristo. Potremmo ricordare, a conclusione di
questa riflessione, le parole che santa Teresa d'Avila ha lasciato come una
specie di testamento spirituale: "Niente ti turbi, niente ti spaventi.
Tutto passa. Dio solo resta".
Padre
Raniero Cantalamessa
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