venerdì 5 giugno 2015

L'enigma del fico

Mc 11, 11-33

Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.

Ecco un testo che ha creato molti grattacapi ai commentatori. Ma è il bello del vangelo. Dopo migliaia di commenti, trattati, analisi e studi continua a incuriosire e a generare dubbi e perplessità. E molto resta ancora da capire. L’episodio avviene subito dopo l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Quindi siamo in un momento delicatissimo della sua vita. Stanno iniziando i giorni della passione. Il termine ‘passione’ di solito lo identifichiamo con la sofferenza di Gesù, ma passione significa anche entusiasmo, convinzione, voglia e desiderio di fare qualcosa che si ritiene importante. Ecco, Gesù è appassionato, entusiasta, soprattutto in questi momenti del suo ingresso a Gerusalemme. Lo hanno accolto e osannato con le palme e i rami d’ulivo. E’ il momento buono della sua rivelazione. Io credo che in questo momento Gesù, pur sapendo benissimo di avere degli avversari e dei nemici, accarezzi l’idea di essere riuscito almeno un po’ a scuotere e appassionare anche i suoi discepoli e la folla che lo segue.


Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.

Credo che Gesù si aspetti dei risultati da tutto quello che ha fatto e detto. E invece dei frutti ci sono solo foglie. Solo foglie sono i rami d’ulivo e le palme che si è visto roteare intorno, ma che non hanno portato ‘frutti degni di conversione’ (Mt 3,8-10), non si sono convertiti gli scribi e i farisei, ma non si è convertita neppure la folla che lo seguiva. Solo foglie sono i traffici, i commerci e i baratti che trova nel tempio, tanto rumore per nulla, un’apparente brulicare di attività e di vita che però non genera nulla che conti davanti a Dio. Eppure siamo nel tempio. Ecco perché l’entusiasmo di Gesù diventa rabbia.

La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe». [

Certamente non ci si poteva aspettare che il fico portasse frutti, visto che non era stagione. Ma che fosse la stagione dei frutti per Gerusalemme, questo sì che Gesù se lo aspetta. Gesù stesso aveva raccontato una parabola che parlava di un fico e di una scadenza per aspettarsi i frutti (Lc 13, 6-9). Ha aspettato tre anni, ma questi frutti non sono arrivati. Ritengo che Gesù usi l’immagine del fico che ha solo foglie per illustrare quello che di lì a poco succederà nel tempio. Gesù per tre anni ha accudito, fatto crescere e curato il fico, ora desidera i frutti della sua fatica, ne ha fame. Ma non trova che foglie nel tempio. Solo confusione, solo apparenza, niente frutti per lui.


La novità in questo episodio è che Gesù non usa solo, come aveva fatto spesso, delle immagini, degli esempi, delle parabole. Usa un fico vero, come è vero l’effetto che la sua maledizione provoca. A mio avviso questo passaggio dagli esempi alla realtà è un segnale che sta ad indicare che Gesù sta per passare dalle parole ai fatti. Finora ha predicato, ha annunciato, ha rivelato, e ciascuno ha potuto ascoltare o ignorare, come gli è parso meglio. Ora però Gesù mette in campo se stesso. Quella che sarà la sua passione (inteso qui nel senso di sofferenza) non saranno solo parole, saranno fatti concreti. E porteranno effetti concreti in coloro che li vivranno. Se prima il non ascoltare le parole di Gesù era una scelta che poteva anche non portare conseguenze particolari, ora non accettare il suo sacrificio significa scegliere la morte: se non porti frutti vieni tagliato.
E proprio a proposito di ascolto, quello che mi ha fatto pensare a un parallelismo fico senza frutti – Gerusalemme senza frutti è il ripetersi di un particolare in ciascuno degli episodi.
In quello del fico: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
In quello del tempio: «della mia casa … voi ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi
Udire, sentire quello che Gesù dice è un punto di partenza fondamentale. Ma non sufficiente. Occorre ascoltare oltre che sentire. Questo mettersi in ascolto è il punto di partenza per la conversione. Ma non è neppure il nostro ascolto che ci cambia, bensì la sua Parola, che è

viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio, e penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore’ (Eb 4, 12).

Se volesse Gesù potrebbe maledire e far seccare anche chi non lo vuole ascoltare, chi per questo non genera frutti di conversione. Però non lo farà. Diventerà lui stesso maledetto.

Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti. Gal 3, 13-14

Andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».

L’importanza dell’ascolto viene evidenziata da questo secondo episodio che si svolge nel tempio. La domanda dei capi è in sé una domanda legittima, e anche molto importante. Ma Gesù pretende che ci sia franchezza da entrambe le parti. Come vedremo ora, in realtà questa franchezza da parte dei capi non c’è. Gesù, per evidenziare questo, rivolge loro a sua volta una domanda.

Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».

Perché Gesù non risponde? Rispondere con una domanda è un segnale di debolezza e anche di sfida. Credo che Gesù voglia evidenziare che i suoi interlocutori non sono in realtà disposti all’ascolto, né di domande né di risposte. La dimostrazione arriva subito dal modo con cui i capi recepiscono la domanda di Gesù:

Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».

E’ evidente che a loro non interessa la risposta più vera, ma quella più conveniente. E se nessuna delle due è conveniente, allora non si risponde. Gesù riesce a mettere allo scoperto che a loro non interessa la verità. E se non interessa, a che serve fare domande o dare risposte? In ogni caso non saranno ascoltate.

E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

L’ultimo rimando che mi viene in mente è al pianto di Gesù su Gerusalemme:

Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”. Lc 19, 41-44

Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta!  Mt 23, 37-38