giovedì 25 agosto 2011

sondaggio

Mt 6, 13-20 

Gesù domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Tante risposte diverse. Ciascuno si fa la propria idea di Gesù. Questa è una cosa che facciamo con tutti, anche con Dio. Molto pericoloso, sia con le persone che con Dio. Le persone non sono mai ‘secondo me’. E neppure Dio. Ogni persona che incontro è ‘secondo lui’, non ‘secondo me’. Anche Dio è ‘secondo lui’. Quando mi faccio una mia idea di una persona, specialmente se la conosco poco, per lo più è sbagliata. Quando mi faccio una mia idea di Dio è sempre sbagliata.

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Gesù lo chiede ora ai discepoli. La differenza tra la gente e i discepoli è che la gente ha visto Gesù di sfuggita, per poco tempo, o ne ha solo sentito parlare. Basandosi su quello si è fatta una propria idea di Gesù. Sbagliata. I discepoli sono quelli che stanno con lui, che hanno deciso di seguirlo, che si sono messi in gioco, che lo conoscono bene.

Rispose Simone: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»
Non dice ‘secondo me tu sei…’.  Non si è fatto una propria idea di Gesù, sta dichiarando ciò che Gesù è non ‘secondo Simone’ ma ‘secondo Gesù stesso’. Non è la prima volta che Gesù viene ‘riconosciuto’.
Nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Mc 1,23-24
Ma c’è una grossa differenza tra i due riconoscimenti: lo spirito impuro riconosce Gesù, e per questo gli si oppone. Simone riconosce Gesù, e per questo gli diventa discepolo. Non basta sapere chi è Gesù (criterio oggettivo). Occorre anche decidere di seguirlo (criterio soggettivo).

«Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.
Gesù sembra particolarmente contento di essere stato riconosciuto.

tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Pietro nel Gesù di Nazareth di Zeffirelli, interpretato da James Farentino

Su Simone chiamato Pietra Gesù decide di edificare la Chiesa. Perché Pietro? Se dipendesse da noi chi metteremmo a guidare la Chiesa? Se facesse un sondaggio tra di noi, come ha fatto con la gente a Cesarea, quale criterio prevarrebbe? Metteremmo il più intelligente? Il più organizzatore? Il più attraente? Il più simpatico? Il più bello? Gesù sceglie chi lo ha riconosciuto. Anche se non ha nessuna di queste caratteristiche. Anzi, subito dopo questo incarico prestigioso che gli viene dato, Pietro dimostra subito la sua disastrosità:
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Mt 16, 21-23
Per non parlare poi del momento cruciale:
Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò» …
Pietro se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente. Mt 26, 33
E perfino più avanti, quando Gesù era già risorto e la Chiesa già in formazione, Pietro mostra i propri limiti umani:
Quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Gal 2, 11-13
Pietro non è intelligente, non è attraente, non è simpatico. Quando nella storia della Chiesa hanno prevalso nella scelta delle guide questi criteri umani è sempre stato un disastro. La guida nella chiesa deve essere qualcuno che ha riconosciuto Gesù e lo indica agli altri. Le capacità personali sono secondarie, anzi, a volte controproducenti. Chi guida la Chiesa (che sia un parroco di campagna, la badessa di un monastero, la superiora di una congregazione, un vescovo o il papa stesso) non deve attirare a sé, deve attirare a Cristo.

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