giovedì 23 febbraio 2023

Sabbia e Cenere

  
Abbiamo fatto un lunghissimo spostamento in jeep. Bisognava arrivare all’oasi prima che cadesse la notte. Alla sera dovevo parlare alle suore missionarie. Era il mio primo viaggio nel Sahara. Ho guardato e riguardato, deluso, quella squallida distesa piatta in cui vagavano sgraziati caproni dal muso di vecchietti raggrinziti. Cercavo le dune maestose, modellate come giovani donne distese, nude, sotto il cielo di luce. Ce l’avevo col deserto, perché non somigliava alle splendide fotografie degli album di lusso.

  
D’improvviso, a destra della jeep, vidi passare vicinissimi alla pista tre cammelli. A rischio di farmi venire un torcicollo, girai violentemente la testa per guardarli quanto più a lungo mi fosse possibile, mentre la vettura si allontanava. Erano i primi cammelli che vedevo in libertà. Un avvenimento! Un po’ più lontano ne incontrammo altri, poi altri ancora, più numerosi, poi una mandria immensa coi loro custodi avvolti finalmente in quegli abiti miseri e variopinti che si vedono nei poster delle agenzie viaggi. Dopo una mezzora non mi guardavo neanche più intorno. I cammelli erano diventati per me banali come le vacche lungo le strade della mia Normandia. Come è difficile non abituarsi!

Siamo arrivati tardi. Abbiamo mangiato un boccone alla svelta, poi ho parlato. La sala era sporca e mal illuminata. Al di là del buco scuro delle finestre mi raffiguravo il palmeto, splendido nella sera sotto la luna, e a qualche decina di metri di distanza, le dune. Questa volta erano là, quasi a portata di mano… Ma dovevo parlare. Speravo di potermene uscire per un momento, da solo, dopo la chiacchierata, e guardare, e pregare ‘come si prega nel deserto’ (molto meglio che altrove, a quanto sembra!).

La discussione durò a lungo. Le suore erano contente di poter parlare. Sono rari i ‘predicatori’ che giungono fino a loro. Non sono molte, e l’oasi è lontana.
Quando finalmente mi alzai in piedi, assaporando una passeggiata al chiaro di luna e dei momenti di raccoglimento, una ragazza che avevo notato silenziosa in fondo alla sala mi si accostò: “Posso parlare un momento con voi?”. Abbiamo discusso, a lungo. Era venuta a trovare una suora, sua parente, nel tentativo di sfuggire alla schiavitù della droga.

Ogni tanto mi tornava in mente il pensiero del palmeto, il desiderio delle dune, della luna, delle stelle, della preghiera bella ‘come si prega nel deserto’.

Non ci fu niente di tutto questo, perché era troppo tardi, ma solo una smilza preghiera, povera, banale, in una cameretta più laida ancora della sala delle riunioni.
Allora ho riso di me stesso, ed ho detto al Signore: “Perché mi hai portato nel deserto?”. Mi pare che mi abbia risposto, anche lui sorridendo: “Perché tu impari che non è necessario correre dietro ai cammelli, quando si hanno le vacche sulla porta di casa”.

Michel Quoist – ‘A cuore aperto’