Lc 24, 35-48
I
due discepoli che erano ritornati da Èmmaus narravano agli Undici e a quelli
che erano con loro ciò che era accaduto lungo la via e come avevano
riconosciuto Gesù nello spezzare il pane.
Il commento a questo episodio richiede un richiamo veloce a un episodio
precedente e qualche nota di commento:
In quello stesso
giorno
Siamo sempre nel ‘giorno dopo il sabato’, nel giorno
della sorpresa, in quel giorno che oggi chiamiamo Domenica e Pasqua. Al mattino
le donne erano andate alla tomba trovandola vuota. Nel pomeriggio avviene
questo curioso incontro:
due di loro
Non sono due degli Undici. Cleopa non è mai presente nell’elenco
degli Apostoli, e comunque quando tornano a Gerusalemme, dice Luca ‘trovarono
gli Undici’.
erano in cammino per un villaggio distante
circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto
quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in
persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di
riconoscerlo.
Sorpresa anche per questi due, anche se diversa da quella
della tomba vuota. E comunque la sorpresa è più per noi che leggiamo che per
loro. I due non si accorgono che è Gesù risorto che cammina con loro.
Ed egli disse
loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?”.
Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu
solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in
questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda
Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a
tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per
farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui
a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose
sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al
mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di
aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni
dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne,
ma lui non l'hanno visto”. Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di cuore nel
credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste
sofferenze per entrare nella sua gloria?”.
E cominciando da
Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva
a lui.
La sorpresa comincia a rivelarsi, anche se poco a poco.
Mentre Gesù parla con loro delle Scritture ai due, come diranno tra poco, ‘arde
il cuore nel petto’. Ma non sanno ancora perché.
Quando furono
vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più
lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già
volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con
loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si
aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
Gli episodi della resurrezione sono pieni di particolari
curiosi, di sorprese anche per noi. Ci si aspetterebbe che i due, ‘pur stolti e
tardi di cuore’, guardando colui che stava parlando e camminando con loro,
prima o poi lo avrebbero riconosciuto. E invece no. Il riconoscimento avviene
solo al gesto dello ‘spezzare il pane’. Un gesto che richiama l’ultima cena. E’
come se Gesù da quel momento in poi mantenesse solo più la sua presenza e
visibilità fisica nel Pane trasformato nel suo corpo. Infatti ora che c’è il
pane Gesù sparisce.
Ma lui sparì
dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: “Non ci ardeva forse il
cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava
le Scritture?”. E partirono senz'indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove
trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano:
“Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò
che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il
pane. Lc 24, 13-24
Ed eccoci tornati al nostro episodio. E’ notte. Gesù è stato
invitato a cena (‘il giorno già volge al declino’) e dopo la sorpresa i due
ripartono da Emmaus e fanno 11 chilometri per tornare a Gesusalemme.
Mentre
essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse:
«Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
Altra sorpresa, questa volta per tutti. Credo sia bene fermarsi
su questo attimo e provare a immedesimarsi in questi discepoli. Noi cristiani
ci siamo talmente abituati alla resurrezione di Gesù che non ci facciamo più
caso, e raramente suscita in noi qualche reazione emotiva. Ma questi uomini si
stanno trovando davanti vivo uno che è morto e sepolto. Non c’è da stupirsi se
sono ‘sconvolti e pieni di paura’.
Ma Luca riferisce anche un altro particolare interessante: ‘credevano
di vedere un fantasma’. L’idea della morte come fine definitiva del corpo è
talmente radicata in loro, come in noi del resto, che, loro come noi, non riusciamo a concepire
una resurrezione fisica. Magari l’anima, lo spirito può sopravvivere in qualche modo alla morte
(il fantasma), ma non il corpo.
Ma
egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro
cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e
guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».
Gesù mette subito in chiaro che lui è presente tutto intero. Non
è un fantasma. Ha un corpo con ‘carne e ossa’. Ma non solo…
Dicendo
questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Particolare molto curioso. Perché le mani e i piedi? Per chi di
noi è più ‘catechizzato’ la risposta è facile: ci sono i buchi dei chiodi. Ma
se è risorto, anche accettando la resurrezione fisica del corpo, come mai ci
sono ancora i buchi? Ha vinto la morte ma non è stato capace di guarirsi le
ferite? Evidentemente quelle ferite fanno parte di lui. Mentre per noi ogni
ferita è un’offesa all’integrità del corpo, un danno, per Gesù fanno parte di
lui, come del resto quella al costato, ricordate Tommaso?
Tommaso, metti qui
il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco.
Gv 20, 27
Ma
poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete
qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito;
egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Ancora una sottolineatura della fisicità del Risorto. Gesù
risorge tutto intero. La resurrezione, come del resto tutta la vita cristiana,
non è qualcosa che riguarda solo la nostra anima, mentre il corpo va per conto
suo e si fa le sue cose secondo le proprie esigenze. Gesù, come del resto anche
noi, è tutto intero, e tutto intero risorge. Con l’unica
differenza che mentre lui è risorto tutto intero subito, per noi la
resurrezione è prima dell’anima e poi del corpo. Però risorgerà anche quello. Questa ‘resurrezione della carne’ che è uno degli articoli del
credo cristiano, ci apre a una visione del nostro corpo tutta nuova: non è la
semplice scatola che contiene l’anima. Non è solo un involucro o uno strumento
con esigenze e regole autonome. E' noi.
Poi
disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi:
bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei
Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture
Come aveva già fatto con i due di Emmaus, anche per gli altri
Gesù non solo spiega le Scritture (sarebbe stato bello poter sentire le
Scritture spiegate da Gesù, chissà che razza di omelia… :-) ) ma fa una cosa in
più: apre loro la mente a capirle, le Scritture. E’ un evento importantissimo
nella vita dei discepoli: viene data loro la capacità di avere la mente aperta
a cogliere il significato della Rivelazione. Questo è un grande dono da
chiedere al Signore nella nostra preghiera: non sarà mai sufficiente per noi
leggere, meditare, approfondire quello che leggiamo, occorre che Dio ci dia la
capacità di comprendere tutta l’ampiezza della Rivelazione.
e
disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo
giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il
perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete
testimoni».
Mi è venuto in mente, leggendo queste parole di Gesù, il testo
di san Paolo ai cristiani di Efeso:
Piego le ginocchia davanti al Padre,
dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra
prende nome,
perché vi conceda, secondo la ricchezza
della sua gloria,
di essere potentemente rafforzati dal suo Santo
Spirito nell'uomo interiore.
Che il Cristo abiti per la fede nei vostri
cuori e così, radicati e fondati nella carità,
siate in grado di comprendere con tutti i
santi
quale sia l'ampiezza, la lunghezza,
l'altezza e la profondità,
e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa
ogni conoscenza,
perché siate ricolmi di tutta la pienezza di
Dio.
A colui che in tutto ha potere di fare
molto più di quanto possiamo domandare o pensare,
secondo la potenza che già opera in noi,
a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù
per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen. Ef 3, 14-21
molto più di quanto possiamo domandare o pensare,
secondo la potenza che già opera in noi,
a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù
per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen. Ef 3, 14-21