lunedì 10 settembre 2012

sordomuto




Gli portarono un sordomuto

Episodio molto interessante per i significati che contiene e per le riflessioni che suscita. Per coglierne alcune credo sia opportuno partire da una constatazione di carattere non spirituale ma fisiologico:

La maggior parte delle persone a cui ci si riferisce come "sordomute" sono in realtà solamente sorde dalla nascita o dai primi anni di vita e non hanno potuto acquisire in maniera naturale la lingua parlata. Queste persone non sono però muti, in quanto possono, attraverso un percorso riabilitativo adeguato, imparare a parlare e a udire, attraverso la logopedia. wikipedia 

Credo che questa piccola sintesi di Wiki ci permetta di notare alcune cose interessanti. Partendo dal presupposto cristiano che le parole di Gesù e le sue azioni rivelino degli aspetti anche profondi della nostra identità, provo a vedere cosa ci dice questa figura del sordomuto dal punto di vista della nostra vita interiore.
Come i sordomuti in realtà spesso non sono muti, ma solo sordi, così anche noi nel nostro esprimere la nostra fede siamo spesso per così dire muti, facciamo fatica a parlarne, a esprimerla, a comunicarla, e questo perché in realtà siamo sordi: non siamo capaci di ascoltare davvero le cose di Dio e quindi non siamo capaci di parlarne, perché non sappiamo cosa dire.


E' ben vero che non dobbiamo essere solo dei ripetitori a pappagallo, e che dobbiamo, per essere credibili, aver fatte nostre le cose imparate dal vangelo. Ma è anche vero che se neppure le abbiamo ascoltate, ricevute, fatte entrare nella nostra testa e nel nostro cuore, sarà impossibile per noi comunicarle.
Non possiamo comunicare qualcosa che non abbiamo mai ricevuto.
Ecco perché la figura del sordomuto ci somiglia così tanto, rapportandola al nostro essere cristiani.
Abbiamo bisogno di essere ‘guariti’ anche noi, ma questa guarigione richiede alcuni passaggi. Come Gesù non risolve immediatamente il problema, ma fa delle cose ben precise nel realizzare la guarigione, così anche noi non possiamo aspettarci che Gesù realizzi una magia e ci rimetta in testa quelle cose che avremmo potuto benissimo ricevere da soli, se solo avessimo fatto attenzione.
Dio, mi pare, non fa mai le cose che siamo in grado di fare noi. Interviene magari dove noi non possiamo arrivare, ma quello che è alla nostra portata tocca a noi farlo.
Allora credo si possa intravedere nei gesti di Gesù un suggerimento dei passaggi che dobbiamo fare anche noi per metterci nella condizione di guarire dalla nostra sordità spirituale.

e lo pregarono di imporgli la mano.

La prima cosa che Gesù lascia fare, come capita spesso negli episodi del vangelo, è che qualcuno si prenda a cuore il problema, in questo caso del sordomuto.

…gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l'orlo del suo mantello. Mt 14, 35-36
Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone … Gesù, vista la loro fede... Mc 2, 3-5

A volte non ce la facciamo da soli, abbiamo bisogno che qualcuno si occupi di noi, che si prenda a cuore la nostra situazione. Spesso se dipendesse da noi rimarremmo nella nostra situazione, e forse non saremmo neppure capaci di renderci conto che ci manca qualcosa. Ci vuole qualcuno che se ne accorga e che ci porti da Gesù. E che magari lo preghi per noi.

Lo prese in disparte, lontano dalla folla,

La prima cosa che fa Gesù è prendere in disparte il sordomuto. Avrebbe potuto certamente fare il miracolo lì sul posto. Perché lo porta lontano dalla folla? Non ci viene detto, ma riflettendo su questo gesto di Gesù e riferendolo alla nostra situazione personale credo che serva a farci notare che senza un momento, un periodo di ‘stare con il Signore’, lontano dal frastuono del mondo, è molto difficile che impariamo ad ascoltare. Certamente Dio può parlare in qualunque situazione, per quanto caotica, ma certo se si crea una situazione favorevole di silenzio, di attenzione, di tranquillità la voce di Gesù la si sente in modo molto più chiaro. È siccome è proprio a quella voce che siamo sordi (mentre magari le altre voci le ascoltiamo molto più volentieri), occorre lasciarsi portare in disparte da Gesù, metterci in condizione di ascoltare solo lui.  A volte ci lamentiamo che il Signore non ci parla, ma quanto creiamo le condizioni perché questo possa avvenire?

gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua;

Come fa altre volte, Gesù non si limita a intervenire a distanza, ma agisce anche fisicamente. Tocca il sordomuto, gli mette addirittura le dita negli orecchi e la saliva sulla bocca. Che significato, spiritualmente, ha questo gesto, per la nostra sordità? Credo che l’ascolto di Dio, per essere davvero efficace per la nostra vita quotidiana, non debba essere solo un ascolto a distanza, come facciamo con molte cose che sentiamo sì, ma che subito dimentichiamo. Deve avvenire un incontro, un contatto fisico. Bisogna ‘fare l’amore con il Signore’, lasciarsi toccare, baciarlo in modo quasi fisico, come suggerisce il Cantico dei Cantici.

Mi baci con i baci della tua bocca. Ct 1, 2

Bisogna, come è successo al lebbroso, lasciarsi toccare dalla mano di Gesù. Bisogna, come Pietro, lasciarsi lavare i piedi da lui.

…cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Gv 13, 5-9


guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».

Lo sguardo al cielo e il sospiro mi ricordano l’episodio del battesimo di Gesù, dove il cielo si apre e il respiro, il sospiro di Dio, lo Spirito Santo, scende su di lui:

Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Mt 3, 16

Occorre che la presenza di Dio non solo ci tocchi (Gesù che si fa carne), ma entri dentro di noi (lo Spirito Santo che viene donato) perché l’ascolto diventi completo. In altre parole, non basta che noi vogliamo ascoltare delle parole, degli insegnamenti (è possibile ascoltare gli insegnamenti di Gesù e anche metterli in pratica senza essere cristiani. Anzi, per fare questo non è neppure necessario essere credenti), ma se Dio stesso non entra dentro di noi quell’amplesso che dovrebbe essere il legame Dio-Uomo, non si realizza.
Ascoltare la parola di Dio non è solo un sentire delle cose, per quanto divine e importanti. È farle diventare parte di noi. È il modo con cui noi possiamo entrare in Dio e Dio in noi. Nell’evento della salvezza cristiana infatti, parole e gesti di Dio sono sempre strettamente legati. La parola di Dio non è solo una serie di concetti filosofici e teorici. Parlare di Dio non è ancora vita cristiana. Semmai vita cristiana è parlare A Dio. Ecco perché sono così importanti i sacramenti. Perché rendono fisico e concreto questo nostro contatto con Dio.

In realtà mi chiedo come sia possibile parlare di Dio senza aver prima aver parlato con lui. Forse è questo il motivo di tante incomprensioni tra credenti e credenti e tra credenti e non atei.

E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua

Fatti tutti i passaggi necessari, entrato in intimità con Gesù, toccato e baciato da lui, allora ecco che si aprono gli orecchi, quindi si scioglie anche il nodo della lingua. Se non sono più sordo automaticamente non sono più muto.

e parlava correttamente.

Particolare importantissimo. Non solo parla, ma parla correttamente. Così come solo se ascoltiamo correttamente le parole di Dio possiamo esprimere correttamente, invece di correre il rischio, come ahimè facciamo spesso, di parlare delle cose di Dio in modo scorretto, sbagliato, incompleto, perché le abbiamo ricevute malamente, oppure perché le confondiamo e le mischiamo con le nostre idee, le nostre opinioni, i nostri punti di vista.

E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

L’episodio si conclude con un secondo ‘miracolo’. La gente prima muta ora parla. Anzi, non riesce a stare zitta, nonostante le proibizioni di Gesù. Mi immagino Gesù sorridere mentre, dopo aver proibito di parlare, vede questa gente che non può fare a meno di raccontare quello che ha visto, come per dire: ecco, ora avete capito come funziona.


Inserisco anche questo video, anche se ci sono dei dubbi sulla sua autenticità. Ma credo che possa essere utile a immaginare cosa possa voler dire guarire dalla sordità, in questo caso grazie alle conquiste tecnologiche.

 

1 commento:

  1. >Dio, mi pare, non fa mai le cose che siamo in grado di fare noi. Interviene magari dove noi non possiamo arrivare, ma quello che è alla nostra portata tocca a noi farlo.

    Altra riflessione interessante

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