Mt 24, 37-44
La parola che
si staglia su tutte, nel Vangelo di questa prima domenica di Avvento, è:
"Vegliate!”. Ci si chiede a volte perché Dio ci nasconde una cosa così
importante com'è l'ora della sua venuta, che per ognuno di noi, singolarmente
preso, coincide con l'ora della morte. La risposta tradizionale è: "Perché
fossimo vigilanti, ritenendo ognuno che il fatto può accadere ai suoi
giorni" (s. Efrem il Siro). Ma il motivo principale è che Dio ci conosce;
sa quale terribile angoscia sarebbe stata per noi conoscere in anticipo l'ora esatta
e assistere al suo lento e inesorabile approssimarsi. L'incertezza dell'ora non
deve spingerci a vivere da spensierati, ma da persone vigilanti. Se l'anno
liturgico è ai suoi inizi, l'anno civile volge al suo termine. Un'ottima
occasione, questa, per dare spazio a una riflessione sapienziale sul senso
della nostra esistenza. La stessa natura in autunno ci invita a riflettere sul
tempo che passa. Quello che il poeta Giuseppe Ungaretti diceva dei soldati in
trincea sul Carso, durante la prima guerra mondiale, vale per tutti gli uomini:
"Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie". Cioè, in
procinto di cadere da un momento all'altro. "Vàssene il tempo - diceva il
nostro Dante Alighieri - e l'uom non se n'avvede", il tempo scorre e
l'uomo non se ne accorge. Un filosofo antico ha espresso questa fondamentale
esperienza con una frase rimasta celebre: panta rei, cioè: tutto scorre.
Succede nella vita come sullo schermo televisivo: i programmi si susseguono
rapidamente e ognuno cancella il precedente. Lo schermo resta lo stesso, ma le
immagini cambiano. Così è di noi: il mondo rimane, ma noi ce ne andiamo uno
dopo l'altro. Di tutti i nomi, i volti, le notizie che riempiono i giornali e i
telegiornali di oggi - di me, di te, di tutti noi - cosa resterà da qui a
qualche anno o decennio? L'uomo non è che "un disegno creato dall'onda
sulla spiaggia del mare che l'onda successiva cancella". Vediamo cosa ha
da dirci la fede a proposito di questo dato di fatto che tutto passa. "Il
mondo passa, ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno" (1 Gv 2, 17).
C'è dunque qualcuno che non passa, Dio, e c'è un modo per non passare del tutto
neanche noi: fare la volontà di Dio, cioè legarsi a Dio, entrare nella sua vita.
In questa vita noi siamo come persone su una zattera trasportata dalla corrente
di un fiume in piena verso il mare aperto, da cui non c'è ritorno. A un certo
punto, la zattera si viene a trovare vicino alla riva. Il naufrago dice: "O
ora o mai più!" e spicca il salto sulla terra ferma. Che respiro di
sollievo quando sente la roccia sotto i suoi piedi! È la sensazione di chi ha
posato il piede sulla roccia che è Cristo. Potremmo ricordare, a conclusione di
questa riflessione, le parole che santa Teresa d'Avila ha lasciato come una
specie di testamento spirituale: "Niente ti turbi, niente ti spaventi.
Tutto passa. Dio solo resta".
Padre
Raniero Cantalamessa
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