Mc 10, 35-45
Si
avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo,
Giacomo e Giovanni sono una delle due coppie di fratelli che
Gesù chiama come Apostoli. Gli altri due sono Andrea e Pietro. Ma a differenza
di questi, spesso Giacomo e Giovanni agiscono o almeno vengono presentati spesso
in coppia, e altrettanto spesso riferiti al loro padre Zebedeo. Di Zebedeo non
si dice nulla nei vangeli se non che fosse il padre dei due fratelli, ma il fatto
che vengano indicati spesso come ‘figli di Zebedeo’ potrebbe essere indizio che
Zebedeo fosse per qualche motivo abbastanza noto.
Si
trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di
Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Gv 21, 2
Grande
stupore aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca
che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano
soci di Simone. Lc 5, 9-10
Costituì
dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di
Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes,
cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo
di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo
tradì. Mc 3, 16-19
Gesù
andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi
qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di
Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Mt 26, 36-37
Faccio questo accenno alla famiglia dei due fratelli, perché mi
sembra che in più occasioni questa famiglia sia stata presente nelle vicende
della vita di Gesù. L’evangelista Matteo mette sulla bocca della madre di
Giacomo e Giovanni la richiesta che nel nostro testo viene presentata direttamente
dai due fratelli (Mt 20, 20-23). E la madre di Giacomo e Giovanni è presente
anche sul Golgota:
C'erano
anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito
Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di
Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo. Mt 20, 55-56
Quindi si tratta di una famiglia che ha una certa importanza nel
gruppo di persone che ruota intorno a Gesù. Questa rilevanza mi ha fatto venire
in mente un meccanismo che spesso si attiva in gruppi ristretti e molto
definiti: considerarsi in qualche modo migliori e superiori agli ‘altri’. Uno
dei due fratelli è protagonista di un episodio significativo in questa ottica:
Giovanni
disse a Gesù: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e
glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”. Ma Gesù disse: “Non glielo
proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito
dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Mc 10, 38-40
Capita spesso, e occorre fare attenzione. La contrapposizione
‘noi e gli altri’ può diventare pericolosa. Può generare gruppi chiusi, che in
qualche modo sfruttano a proprio vantaggio la propria identità e il proprio
potere. I nostri due fratelli stessi, pur facendo parte del gruppo degli
Apostoli, non ne sono immuni:
Mentre
stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si
diresse decisamente verso Gerusalemme e mandò avanti dei messaggeri. Questi si
incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per fare i preparativi
per lui. Ma essi non vollero riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme. Quando
videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: “Signore, vuoi che diciamo
che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?”. Ma Gesù si voltò e li rimproverò.
E si avviarono verso un altro villaggio. Lc 9, 51-56
Vediamo come Gesù smonta questi atteggiamenti:
«Maestro,
vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che
cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella
tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù non li manda a quel paese come ha fatto nel caso del villaggio
dei Samaritani. La richiesta dei due è alquanto presuntuosa, ma Gesù la coglie
come occasione per chiarire alcune cose anche con gli altri dieci, come
vedremo. Ma per prima cosa risponde ai due:
Gesù
disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete.
La risposta di Gesù è molto chiara. Questi due vogliono far
valere la loro posizione, ma non è certo questo l’atteggiamento che sta
proponendo Gesù. Che ora va un po’ più in profondità, avendo a che fare con gli
Apostoli, coloro che dovranno continuare la sua opera. Per ora sono ancora
molto lontani dall’aver colto il significato della loro scelta, ma dovranno
imparare per non rischiare di atteggiarsi nel modo sbagliato.
Potete
bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono
battezzato?».
La domanda di Gesù è un po’ misteriosa. Credo che Gesù voglia
cominciare a far capire loro che lui sta per fare qualcosa che loro non hanno
ancora colto. Da parte loro credo che, vista anche la risposta che danno, i due
fratelli non abbiano capito nulla di questa domanda. Eppure rispondono:
Gli
risposero: «Lo possiamo».
Molto presuntuosi, Tanto più che non credo abbiano capito di
cosa lui stia parlando. Il calice e il battesimo di cui Gesù parla sono la sua
passione e morte.
E
Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo
in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati.
La cosa curiosa è che Gesù, invece di evidenziare la loro
incomprensione (e sfrontatezza), rivela loro che davvero saranno capaci di
condividere la sua passione (entrambi chiamati nell’agonia del Getsemani,
Giovanni che accompagnerà la madre di Gesù fin sotto la croce, Giacomo che sarà
il primo degli Apostoli ad essere ucciso), ma sa che dovranno ancora fare molta
strada per comprenderlo. E soprattutto dovranno cambiare completamente la loro
visione delle cose.
Ma
sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per
coloro per i quali è stato preparato».
I due vengono così zittiti, ma le parole di Gesù hanno anche un
altro scopo: quello di cominciare a rivelare loro qualcosa che capiranno molto
tempo dopo. Quando vedranno Gesù inchiodato alla croce insieme ad altri due, un
alla destra e uno alla sinistra, allora capiranno cosa intendeva Gesù per
‘gloria’. Qualcosa di completamente diverso da quello che ora loro intendono. E
credo che sotto le tre croci i due avranno pensato ‘ci è andata bene!’.
Gli
altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni.
Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono
considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono.
Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro
servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti.
Non so se l’indignazione degli altri dieci fosse generata dal
fatto che loro avevano capito tutto quello che Gesù stava dicendo, oppure se
fosse semplicemente una reazione alla presunzione dei due fratelli. Ma non
importa, Gesù coglie l’occasione per indicare chiaramente il modo in cui lui
intende il primato. Qualcosa di diametralmente opposto alla modalità umana che
tende al dominio. Gesù invece tende al servizio, fino al dare la vita. E’
curioso notare che Gesù non considera disdicevole in sé l’ambizione al primato
e alla grandezza. Ma dà a questi un significato opposto a quello umano: volete diventare
grandi? Volete essere primi? Va benissimo, ma diventatelo servendo e non
opprimendo.
Anche
il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e
dare la propria vita in riscatto per molti».
Lui sarà il modello da seguire. Per ora i dodici non sono ancora
in grado di capire quel ‘dare la vita’ di cui parla Gesù. Alla fine capiranno e
nonostante i caratteri personali a volte li ostacoleranno, saranno davvero
tutti (tranne uno) capaci di bere il calice di Gesù. Sarà interessante notare
che l’unico che non ci riuscirà, Giuda, non solo non sarà capace di condividere
il sacrificio di Gesù, ma la sua incapacità lo porterà a causarlo.
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