La fede cristiana celebra la nascita di Gesù in un tempo liturgico che è
tempo di attesa e di speranza. Così avvenne, fin dalle origini, nella comunità
primitiva. Il Nuovo Testamento non soltanto inizia ricordando l’attesa
messianica, ma termina con le parole: «Vieni, Signore Gesù!». Forse non
meditiamo abbastanza sul fatto che il grido della fede cristiana non è
soltanto, o meglio non è tanto: «È venuto», ma: «Venga!». Questa invocazione ci
deve ricordare che l’esistenza cristiana non può essere vissuta che nella speranza.
Questa speranza, e di questo troppo raramente ne hanno coscienza molti
cristiani, è l’elemento che abbiamo in comune con la speranza ebraica. Gli
ebrei hanno il compito di essere nel mondo il fermento dell’attesa messianica,
vengono a ricordare a noi cristiani che il mondo si avvia verso la fine. ogni
cosa, ogni essere, ogni uomo, chiunque va verso la sua fine. La sua vita ha un
senso, ed egli è posto nell’esistenza come portatore di una finalità:
quella di riconoscere colui che l’ha creato, il Dio vivente.
B. Dupuy, speranza ebraica e
speranza cristiana
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