domenica 10 luglio 2011

le lettere di berlicche


Clive Staples Lewis (1898-1963), grande amico di Tolkien e autore delle Cronache di Narnia e, per gli appassionati di fantascienza, della Trilogia Spaziale (Lontano dal pianeta silenzioso, Perelandra e Quell'orribile forza), ha pubblicato nel 1942 Le Lettere di Berlicche (The Screwtape Letters), originariamente apparse sul quotidiano The Guardian e poi raccolte in un volume. In questo libro Lewis immagina un diavolo anziano, Berlicche appunto, che scrive delle lettere al suo nipote Malacoda per istruirlo nell’arte della tentazione. Lewis, ateo convertito al cristianesimo nella chiesa anglicana, escogita questo simpatico escamotage per scrivere un piccolo trattato sulla fede cristiana.


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Mio caro Malacoda,
ho notato quanto mi dici sull’opportunità di dirigere le letture del paziente sottoposto alla tua cura, e di far sì che il più spesso possibile stia in compagnia di quel suo amico materialista. Ma non ti pare di essere un pochino ingenuo? Le tue parole fan pensare che tu sia d’opinione che la discussione sia il metodo per tenerlo lontano dalle grinfie del Nemico. Avrebbe potuto essere così se egli fosse vissuto alcuni secoli fa. A quei tempi gli uomini avevano una coscienza abbastanza chiara di quando una cosa veniva provata e di quando no; e, se gli argomenti erano convincenti, la credevano veramente. Mantenevano ancora una relazione tra il pensiero e l’agire, ed erano pronti, come risultato di una serie di ragionamenti, a mutar vita. Ma, un po’ per mezzo della stampa settimanale, un po’ con altre armi, siamo riusciti in gran parte a mutare questo stato di cose. Il tuo giovanotto è stato abituato, fin da ragazzo, ad avere nella testa una dozzina di filosofie inconciliabili tra loro, che danzano insieme allegramente. Non considera le dottrine come, in primo luogo, ‘vere’ o ‘false’, ma come ‘accademiche’ o ‘pratiche’, ‘superate’ o ‘contemporanee’, ‘convenzionali’ o ‘audaci’. Il gergo corrente, non la discussione, è il tuo alleato migliore per tenerlo lontano dalla chiesa. Non perdere tempo nel tentare di fargli pensare che il materialismo è vero! Mettigli in mente che è forte, o robusto, o coraggioso, che è la filosofia del futuro. È di questo che si preoccupa. Il male della discussione è che essa convoglia tutta la lotta sul terreno del Nemico. Anche Lui sa discutere; mentre in quel genere di propaganda veramente pratica alla quale sto accennando, Egli si è dimostrato, da secoli, di molto inferiore al Nostro Padre che sta Laggiù. Il fatto stesso di discutere sveglia la ragione del tuo paziente, e una volta sveglio chi può prevedere di risultati che potrebbero seguire? Anche se in qualche caso specifico un seguito di ragionamenti può essere distorto in modo da farlo finire in nostro favore, ti accorgerai di aver rafforzato nel tuo paziente l’abitudine fatale di prestare attenzione ai problemi universali e di allontanarlo dalla corrente delle immediate esperienze sensibili. Il tuo lavoro deve essere quello di fissare la sua attenzione su questa corrente. Insegnagli a chiamarla ‘la realtà della vita’, senza permettere che si chieda che cosa intende dire quando dice ‘realtà’. Ricordati che non è, come te, un puro spirito. Non essendoti mai fatto uomo (Ah! quell’abominevole vantaggio del Nemico!), tu non puoi capire come gli uomini siano schiavi dell’urgenza delle cose ordinarie. Io avevo una volta un paziente, un ateo ben saldo, che era solito recarsi a studiare nelle biblioteca del British Museum. Un giorno, mentre stava leggendo, mi accorsi che un certo filo del pensiero cominciava a prendere una direzione sbagliata. Il Nemico, naturalmente, gli fu in un attimo al fianco. Prima che riuscissi a raccapezzarmi, vidi che il mio lavoro di vent’anni cominciava a barcollare. Se, perdendo la testa, mi fossi messo a tentare una difesa per mezzo di una discussione, sarebbe stata finita per me. Ma io non sono così sciocco. Senza perder tempo colpii quella parte che il lui era più di ogni altra sotto il mio controllo, e suggerii che era giunto ormai il momento di andare a fare colazione. Il Nemico, è presumibile (poiché sai che non è mai proprio possibile riuscire ad afferrare ciò che Egli dice loro), fece a sua volta la contro-insinuazione che ciò che stava pensando era più importante della colazione. Almeno io penso che la sua linea sia stata questa, perché quando osservai: ‘perfettamente. Anzi, è troppo importante perché ci si accinga a trattarne a mezzogiorno’, il volto del paziente si illuminò considerevolmente, e io non feci in tempo ad aggiungere: ‘molto meglio tornare dopo pranzo, e trattare l’argomento con la mente fresca’, che era già a mezza strada verso la porta. Una volta sulla via la battaglia fu vinta. Gli mostrai il giornalaio che gridava le notizie delle edizioni pomeridiane, e un autobus, il 73, che passava, e prima che giungesse in fondo ai gradini riuscii a convincerlo più che mai che, siano pur strane fin che si vuole le idee che sorgono in capo quando si è chiusi da soli con i propri libri, una dose salutare di ‘realtà della vita’ (e con ciò intendevo dire l’autobus e il giornalaio) bastava per dimostrargli che ‘tutte quelle robe’ semplicemente non potevano essere vere. Sapeva di essersela cavata per poco, e più tardi provava un gran gusto nel parlare di ‘quel senso inespresso della realtà che è la nostra ultima salvaguardia contro le aberrazioni della logica pura’. Ora egli è al sicuro nella casa di Nostro Padre. Capisci ciò che voglio dire? Grazie a quei procedimenti che abbiamo cominciato a far operare in loro secoli fa, per loro è ormai quasi impossibile credere a ciò che non è ordinario, mentre ciò che è ordinario gli sta davanti agli occhi. Continua a battere il chiodo della ordinarietà delle cose. Soprattutto guardati bene dal fare il tentativo di usare della scienza (voglio dire delle vere scienze) come di una difesa contro il cristianesimo. Quelle scienze altro non potrebbero fare che incoraggiarlo a pensare alle realtà che non può toccare nè vedere. Sono avvenuti tristi casi tra i moderni studiosi di fisica. Se deve sguazzar nella scienza, mantienilo nell’economia e nella sociologia; non permettere che si allontani da quell’impagabile ‘realtà della vita’. L’ideale è, naturalmente, di non fargli leggere neppure una riga di veramente scientifico, ma di infondergli l’idea generale grandiosa che egli conosce tutta la scienza, e che ogni cosa che gli avvenga di raccogliere in conversazioni casuali o nelle letture è ‘i risultati della moderna investigazione’. Ricordati bene che il tuo dovere è di ubriacarlo. Dal modo con il quale alcuni di voi giovani demoni parlate si potrebbe pensare che la nostra occupazione sarebbe quella di insegnare!

Tuo affezionatissimo zio

Berlicche


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