Si avvicinarono a Gesù
Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu
faccia per noi quello che ti chiederemo».
Una
richiesta presentata in modo molto esplicito e anche un po’ sfrontato. Credo che
a volte anche le nostre preghiere di richiesta siano presentate con un
atteggiamento simile, almeno a me succede così, qualche volta, un po’ come se
confondessi il Signore con il Genio della lampada di Aladino.
Egli disse loro: «Che cosa
volete che io faccia per voi?».
Il
bello è che Gesù risponde pure.
Gli risposero: «Concedici
di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Davvero
cambiano i tempi, la scienza fa passi da gigante e le tecnologie si sviluppano
velocemente, ma il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, così come i suoi
desideri. Giacomo e Giovanni, pur stando con Gesù e avendo già fatto dei passi in
avanti nel riconoscere la sua identità, continuano evidentemente ad avere in
mente l’idea di Messia che avevano anche i loro contemporanei: un messia
glorioso, trionfante e potente. E di fronte a questa idea di Messia il loro
atteggiamento è quello di voler condividere la sua gloria, il suo trionfo (e
magari anche il suo potere). Insomma, chiedono la loro bella poltrona. L’uso
del verbo ‘sedere’ è significativo. Quando Gesù sarà il presidente, il capo, il
direttore dell’universo, loro vogliono essere seduti accanto a lui, essere i suoi vice. insomma, vogliono
far parte della cricca degli amici del capo.
Gesù disse loro: «Voi non
sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere
battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?».
Gesù
è esplicito quanto lo sono stati loro nel chiedere: non sapete quello che
chiedete. Gesù si riferisce alla sua passione e morte, che chiama ‘calice da
bere’ e ‘battesimo da ricevere’. Ecco perché dice ‘non sapete quello che
chiedete’. La sua visione delle cose e quella dei due fratelli è completamente
diversa.
Gesù, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo (di nuovo loro
due), cominciò a provare tristezza e
angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e
vegliate con me”. E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e
pregava dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però
non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Mt 26, 36-39
Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come
vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono
angosciato, finché non sia compiuto! Lc
12, 49-50
Gli risposero: «Lo
possiamo».
I
due continuano a non capire. La loro concezione di Messia glorioso è talmente
radicata, che forse intendono con le immagini del calice e del battesimo delle
prove difficili da superare, magari delle fatiche da affrontare per arrivare
alla gloria, ma non hanno ancora capito davvero nulla di cosa Gesù intende per ‘gloria’.
E Gesù disse loro: «Il
calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono
battezzato anche voi sarete battezzati.
La
cosa curiosa è che, pur intendendo queste immagini usate da Gesù in un modo
molto diverso da lui, i due fratelli riusciranno a capirne il vero significato e,
molto più tardi, condivideranno la passione di Gesù. Ma manca ancora molto per
arrivare lì. Per ora sono fermi all’ambizione della poltrona.
Ma sedere alla mia destra
o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato
preparato».
Gesù,
che ha una conoscenza migliore del disegno di Dio rispetto a Giacomo e
Giovanni, sa quale sarà il trono della sua gloria: la croce. E accanto alla
croce, nel momento della massima glorificazione (dal punto di vista di Dio) ci
saranno sì due uomini, una alla destra e una alla sinistra, ma non saranno i
due fratelli, bensì quelli che chiamiamo i due ‘ladroni’.
Gli altri dieci, avendo
sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li
chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i
governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra
voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro
servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il
Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare
la propria vita in riscatto per molti».
Gesù,
rispondendo alla domanda dei due fratelli, coglie l’occasione per riproporre la
sua visione della salvezza e del disegno del Padre. Non è la prima volta che lo
fa, ma i dodici continuano a non capire.
Gesù prese con sé i Dodici e disse loro: “Ecco, noi andiamo a
Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio
dell'uomo si compirà. Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato,
coperto di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno
risorgerà”. Ma non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava
oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto. Lc 18, 31-34
Del
resto la visione delle cose proposta da Gesù è talmente lontana dalla loro e
anche dalla nostra che anche noi continuiamo a faticare nel capire, anche nel terzo millennio, e quando ci
è possibile scivoliamo verso una visione più terrena, perfino all’interno della
Chiesa. Credo che non ci sia bisogno di fare esempi, perché sono ahimè numerosi: di laici e clero che predicano bene e razzolano male ne sono pieni
i libri di storia e i nostri giornali e telegiornali. Ecco perché continua a
essere sempre nuovo e non ancora raggiunto il messaggio di Gesù: servire invece
di dominare, essere ultimi invece di essere primi, dare la vita per gli altri
invece di prenderla.
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