venerdì 1 febbraio 2013

un resoconto ordinato



Lc 1, 1-4

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi

L’inizio del vangelo di Luca non è l’inizio del racconto su Gesù, ma è una dichiarazione da parte di Luca di voler raccontare, come già ‘molti hanno cercato’ di fare, gli avvenimenti riguardanti la vita di Gesù.
È molto interessante questa introduzione, perché ci rivela che prima di Luca altri hanno ‘raccontato gli avvenimenti’. Storicamente il vangelo di Luca si situa dopo i vangeli di Marco e Matteo (anche se non c’è una successione cronologica vera e propria).
Ma non dimentichiamo che i vangeli non sono contemporanei di Gesù, e neppure sono scritti come un resoconto storico come lo intenderemmo noi, anche se hanno una loro validità storica che è compito degli storici e degli archeologi verificare. Prima dei vangeli intesi come ‘racconto ordinato’ circolavano già dei Loghia, cioè dei detti di Gesù tramandati a voce. Probabilmente circolavano anche degli scritti brevi che riportavano alcune delle cose dette e fatte da Gesù. In particolare i fatti legati alla sua morte e resurrezione (è questa la ‘buona notizia’, più che le notizie biografiche su Gesù). 

papiro P45, Biblioteca Chester Beatty - http://www.katapi.org.uk/BibleMSS/P45.htm

Ma prima ancora, tra la morte-resurrezione di Gesù e la fissazione scritta dei detti e poi dei vangeli completi, per molti anni il ‘vangelo’ è consistito non in uno o più testi scritti, ma in un messaggio personale ricavato dalla vita di Gesù. Prima delle informazioni cronachistiche su Gesù, che pure sono importanti e interessanti, quello che interessava ai discepoli (non si chiamavano ancora cristiani) era comunicare la propria esperienza di vita, la propria esperienza personale vissuta con Gesù, e quello che ne avevano ricavato, ancora confuso e da approfondire.
È stato un po’ come quando ci si innamora, e la cosa che ci interessa di più è quello che stiamo sperimentando della persona amata. È quello che ci interessa, è quello che raccontiamo, ed è quello che vedono gli altri in noi: che ti sta succedendo? In quel momento contano poco le informazioni storiche o biografiche.

Ma in un secondo momento, per sostenere (e non per sostituire) la propria esperienza e fare in modo che possa essere condivisa anche da altri, può essere utile raccontare, descrivere, scrivere.

come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola,

Il secondo riferimento importante che fa Luca è ai testimoni oculari. Luca non ha conosciuto Gesù. È un collaboratore di Paolo. È possibile che sia il ‘caro medico’ di cui parla Paolo nelle sue lettere.

Vi salutano Luca, il caro medico, e Dema. Col 4, 14

Non avendo conosciuto Gesù, Luca va a indagare e cerca i testimoni oculari, che sono stati indubbiamente tanti, molti di più di quelli citati nei vangeli.
Ultima annotazione interessante, i testimoni oculari sono diventati ‘ministri della Parola’, cioè hanno un ruolo specifico all’interno della comunità dei discepoli. Hanno un incarico particolare. La comunità comincia a strutturarsi. Non per nulla Luca è anche l’autore degli Atti degli Apostoli, testo che descrive appunto i primi passi della comunità dei ‘cristiani’, come si organizzano, come si strutturano, cosa fanno e quali sono i fondamenti del loro credo.

così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.

È possibile che Teofilo sia una persona reale, un amico o collaboratore di Luca. Ma è anche possibile che in questo nome siano racchiusi tutti i ‘teofili’ di tutti i tempi, gli ‘amici di Dio’, cioè coloro che vogliono vivere una esperienza di conoscenza personale (a differenza dei ‘teologi’ che sono degli studiosi, non necessariamente interessati a una esperienza di fede personale, tant’è vero che possono esserci teologi non cristiani o non credenti).


Lc 4, 14-21

Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

Il testo del vangelo di domenica scorsa (che ha un obiettivo liturgico) salta gli avvenimenti raccontati da Luca riguardo alla nascita e al battesimo di Gesù (liturgicamente vissuti nel tempo di Natale), l’episodio del deserto (che ritroveremo in Quaresima) per passare subito all’inizio della sua predicazione, che Luca incentra sugli avvenimenti nella sinagoga di Nazaret

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.

Nazaret è il villaggio dove Gesù ha vissuto per una trentina d’anni. Non dimentichiamo questo particolare, perché ci aiuterà a capire la reazione dei suoi concittadini. In questi trentì’anni Gesù non ha fatto nulla di particolare. È stato un bambino, un giovane e un adulto come tanti altri. Luca ci dice che ‘secondo il suo solito’ andava di sabato alla sinagoga, anche questa quindi una cosa normalissima, come quella di tutti gli uomini di Nazaret.


Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».

Il testo di Isaia è uno dei testi messianici. Uno dei testi quindi in cui è racchiusa la promessa di un misterioso Messia, inviato da Dio. Intorno ai testi messianici si era creata in Israele una fortissima attesa, accentuata dalla situazione storica al tempo di Gesù, in cui la Palestina era provincia romana. Una attesa che era diventata via via attesa spirituale, sociale, anche politica, in un contesto culturale e religioso teocratico come quello ebraico, in cui cioè non era possibile distinguere stato e religione. Com’è del resto ancora oggi negli stati islamici integralisti. In particolare questa attesa di un Messia liberatore aveva assunto forti connotati politici: il Messia atteso doveva essere colui che avrebbe liberato Israele dalla dominazione romana. Tra gli stessi apostoli emergerà qualche volta questa aspettativa riguardo a Gesù, perfino dopo la sua morte e resurrezione:

Venutisi a trovare insieme gli domandarono: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?”. Ma egli rispose: “Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra”. At 1, 6-8

Questa aspettativa, diciamo terrena, da Gesù sarà sempre ignorata. Ma lo vedremo meglio con la prosecuzione del vangelo.

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Una dichiarazione strabiliante.
Gesù di fatto dichiara di essere il Messia atteso da Israele. Dichiarazione resa ancora più strabiliante dal fatto che viene fatta volutamente da Gesù davanti a chi lo conosce bene da trent’anni.
Bisognerà tornare su questa dichiarazione, perché nella sua semplicità è un’affermazione che sconvolge tutta la storia di Israele (anche tralasciandone le conseguenze per la creazione del cristianesimo, che verrà comunque molto dopo). Dal vangelo di domenica prossima vedremo qualcosa riguardo a questo.

2 commenti:

  1. > È stato un po’ come quando ci si innamora, e la cosa che ci interessa di più è quello che stiamo sperimentando della persona amata. È quello che ci interessa, è quello che raccontiamo, ed è quello che vedono gli altri in noi: che ti sta succedendo? In quel momento contano poco le informazioni storiche o biografiche.
    Ma in un secondo momento, per sostenere (e non per sostituire) la propria esperienza e fare in modo che possa essere condivisa anche da altri, può essere utile raccontare, descrivere, scrivere.


    Grande.

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  2. purtroppo è la cosa più difficile da far capire, specialmente a chi si dichiara razionalista :-(

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