venerdì 21 febbraio 2014

fuorilegge



Mt 5, 17-37

Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.


A chi ritiene già eroico rispettare le leggi, umane o divine che siano, Gesù ancora una volta propone un’altra visione delle cose, assai spiazzante: se fate solo quello ‘non entrerete nel regno dei cieli’. Per dichiarare questo Gesù prende a paragone gli scribi e i farisei. Ma questo paragone ci complica un po’ le cose, e ci costringe subito a fermarci un momento per chiarirle, perché partiamo già svantaggiati e rischiamo di non capire. Per noi gli scribi e i farisei sono gli ipocriti (come del resto li definisce Gesù stesso) per cui il suo paragone ci parrebbe non troppo difficile da realizzare: Gesù ci chiede di non essere come loro, e questo non abbiamo nessuna difficoltà ad accettarlo. Nessuno di noi vorrebbe essere come i viscidi e perfidi farisei.
Ma le cose non stanno proprio così. Questa è una delle situazioni in cui rischiamo di lasciarci sviare dalle nostre precomprensioni riguardo al vangelo. Il confronto continuo con la Parola di Dio, se fatto bene, ci permette di evitare questo pericolo. Ma richiede molto coraggio. Una dimostrazione immediata? Basta leggere la continuazione del testo:

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

E noi che ci riteniamo già dei supereroi se osserviamo i dieci comandamenti! (anzi, per la verità ci riserviamo la possibilità di sorvolare su due o tre. In fondo la media del 7 è già una buona media, no?).
Ebbene, i dieci comandamenti, osservati scrupolosamente, sono esattamente quello che Gesù intende quando parla della ‘giustizia degli scribi e dei farisei’. Quello era il loro vanto, la loro caratteristica principale, riconosciuta da tutta la gente di Israele: la Legge di Mosè osservata scrupolosamente e attentamente fin nei minimi particolari. Sono giusti perché osservano e praticano la Legge. E non dimentichiamo che la legge di Mosè è stata data da Dio stesso, ed è la Legge che Gesù dice di essere venuto a compiere, non certo ad abolire:

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto»


Dunque Gesù non è venuto a cancellare i dieci comandamenti, ma a compierli. E cosa significa compierli? Credo che la chiave di tutto stia in questa parola. I farisei intendono questo compimento come l’applicazione letterale e precisa di quello che i comandamenti dicono. Questa è la loro giustizia: l’applicazione alla lettera della Legge. Precisa e verificabile. E di conseguenza per loro il compimento della Legge sta nel definire i più piccoli particolari pratici, tecnici e operativi con cui mettere in pratica ogni comandamento. Da questa esigenza di precisare nei dettagli i particolari della legge derivano le 613 Mitzvot, i precetti dell’ebreo ortodosso.
Maggiori informazioni qui.
Un esempio curioso delle conseguenze pratiche qui.
E’ questo che Gesù intende con il termine ‘compimento’? Basta scorrere la sua spiegazione per accorgersi che lui si muove in una direzione diversa, molto diversa. E cos’è che fa la differenza? Ne troviamo un indizio in un altro dialogo tra Gesù e i farisei:

I farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Mt 22, 34-40

I farisei (ma è un rischio che corriamo sempre noi cristiani, basta vedere le modalità dell’integralismo cristiano, soprattutto americano) intendono la Legge come somma di norme da applicare, ma rischiano di smarrire il senso e il fine di quelle norme, chi le ha proposte e al servizio di chi sono state date. Tanto è vero che negli eventi del vangelo saranno proprio i farisei a far condannare Gesù (lo stesso Dio che ha dato quelle norme) …perché va contro le norme!
Gesù non va contro le norme, ma le riporta al loro significato originale: devono essere la concretizzazione dell’amore di Dio per l’uomo. Sono i comandi di un padre che ama il figlio e non vuole che si faccia male. E’ vero, la situazione dei figli è in continua evoluzione e crescita, e l’applicazione delle norme cambia a seconda delle situazioni e delle persone, ma sempre uguale rimane il senso di chi le propone. E’ questo senso che vuole recuperare Gesù.


Ecco allora che forse si riescono a capire meglio le sue parole in questo testo. I comandamenti vanno osservati attentamente non tanto per attuarne i singoli particolari formali, quanto per realizzarne fino in fondo il senso ultimo, chiarito da Gesù nel Grande Comandamento che li riassume tutti: amare Dio e amare gli altri come se stessi.
Ecco perché non è sufficiente limitarsi a non uccidere. Se ci si limita a questo, si rispetta forse la lettera della legge ma non il suo significato. Se un comandamento ha come fine realizzare l’amore per gli altri, non ci si può accontentare di non ucciderli. Allora hanno un senso gli esempi concreti che porta Gesù, in particolare il primo:

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti  con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

I farisei sbagliano il fine della legge, che non è la giustizia, ma la salvezza. Se si esaspera la giustizia si attiva a giustiziare. Gesù, realizzando la salvezza, è arrivato a farsi giustiziare lui.
Con questa diversa visione della legge diventano più comprensibili per noi le discussioni e gli scontri che Gesù ha avuto con gli scribi e i farisei:

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Mt 23, 23-24

…quei farisei e scribi lo interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani immonde?”. Ed egli rispose loro: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto:
Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano essi mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”. E aggiungeva: “Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: Onora tuo padre e tua madre, e chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, cioè offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte”. Mc 7, 1-13

Certo, rimane la difficoltà dell’attuazione concreta di queste indicazioni. E’ certamente difficile, molto più che limitarsi a osservare con precisione una norma per poi ritenersi giusti. E’ difficile anche perché richiede una continua attenzione non solo ai precetti da osservare, ma soprattutto alle persone per le quali la legge è stata promulgata. Ogni volta devo essere capace di adattare, ascoltare, capire, valutare, applicare le norme alla persona. 




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