Mc 5, 38-48
Gesù
disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente
per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno
schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole
portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se
uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a
chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Continua il grande discorso di Gesù che nel vangelo di Matteo è
il cuore della sua rivelazione e la vetta del suo insegnamento. E tutto diventa
sempre più spiazzante e irraggiungibile. C’è una chiave con cui sia possibile
comprendere un discorso così ostico? Credo che nelle prime due letture di
domenica scorsa ci sia quantomeno uno spiraglio.
Il primo testo è dal libro del Levitico.
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla
a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il
Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo
fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un
peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del
tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”». Lv
19, 1-2.17-18
La concretizzazione dell’amore verso il prossimo viene legata
non all’operatività, ma alla santità. Non è una delle cose da fare, da
realizzare, ma è la conseguenza della propria somiglianza con Dio. Senza questa
somiglianza con Dio nella santità, quello che Gesù chiede diventa impossibile.
Il secondo testo è tratto dalla seconda lettera di Paolo ai
Corinti.
Fratelli, non sapete che siete tempio
di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio,
Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si
illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia
stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza
davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della
loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono
vani».. I Cor 3, 16-23
La sapienza di Dio, la sua visione delle cose, è molto diversa
dalla nostra. Solo se impareremo a entrare nella vita di Dio, così come ce l’ha
rivelata in Cristo, saremo capaci di vedere le cose in un altro modo. Ma non
per le nostre sole capacità; solo con il suo aiuto e con il suo accompagnamento
saremo in grado di diventare poco a poco come lui.
Avete
inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi
dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché
siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui
cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se
amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i
pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di
straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come
è perfetto il Padre vostro celeste».
Di nuovo la perfezione che viene proposta non sta nelle azioni o
nelle nostre realizzazioni, quanto nell’identificazione con il modo di essere
di Dio stesso.
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