giovedì 4 maggio 2023

acqua e vino


Gv 2, 1-11

Vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 
Questo episodio è uno dei più strani di tutti i vangeli. Purtroppo chi di noi se lo ricorda in genere non porta con sé molto altro che ‘Gesù va a un matrimonio, manca il vino, lui risolve il problema e vissero tutti felici e contenti (e ubriachi)’. Eppure Giovanni lo conclude così: “Questo fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”. Nientemeno. E’ vero che noi non riusciremmo neppure a cambiare l’acqua in vino, ma insomma, avesse almeno fatto risorgere un morto…
E non è la sola stranezza. In queste nozze non ci sono gli sposi: della sposa non si parla e lo sposo compare solo di striscio. Poi Gesù fa l’antipatico e risponde male a sua madre. E trasforma in vino 600 litri d’acqua. E quasi nessuno si accorge che è lui che ha risolto il problema. E non sono le uniche stranezze.
Che senso ha questo episodio? Per capirci qualcosa occorre ripescare un paio di cose che noi che conosciamo poco la Bibbia e apparteniamo a una cultura diversa da chi l’ha scritta ci siamo persi per strada. La prima è il richiamo alle nozze. Molte volte, soprattutto nei testi profetici, il rapporto tra Dio e l’umanità viene espresso come uno sposalizio:
Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo gloria a Dio, perché sono giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro splendente”. La veste di lino sono le opere giuste dei santi. Allora l'angelo mi disse: “Scrivi: Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell'Agnello!” Ap 19, 6-9
Non temere, perché non dovrai più arrossire; non vergognarti, perché non sarai più disonorata; anzi, dimenticherai la vergogna della tua giovinezza e non ricorderai più il disonore della tua vedovanza. Poiché tuo sposo è il tuo creatore. Is 54, 4-5
Va' e grida agli orecchi di Gerusalemme: Così dice il Signore: “Mi ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza, dell'amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata. Israele era cosa sacra al Signore la primizia del suo raccolto". Ger 2, 2-3
Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Ap 21, 1-2
I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”. Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Mc 2, 18-20
Venuto a mancare il vino
La seconda cosa che occorre tener presente è che nella Scrittura il vino è simbolo di ciò che nella vita dà gioia.
Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano vino e frumento. In pace mi corico e subito mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare. Sal 4,8
Tu, Signore, fai crescere il fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo, perché tragga alimento dalla terra: il vino che allieta il cuore dell'uomo; l'olio che fa brillare il suo volto e il pane che sostiene il suo vigore. Sal 104, 14-15
Signore mio Dio, quanto sei grande! ... Fai crescere il fieno per gli armenti e l'erba al servizio dell'uomo perché tragga alimento dalla terra, il vino che allieta il cuore dell'uomo e l’olio che sostiene il suo vigore. Sal 104, 15
Ovviamente il vino è importante in quanto segno, non di per sé. I testi biblici (e anche la nostra esperienza personale) raccomandano che sia bevuto con moderazione.
Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella di chi non ha vino? Questo fu creato per la gioia degli uomini. Allegria del cuore e gioia dell'anima è il vino bevuto a tempo e a misura. Amarezza dell'anima è il vino bevuto in quantità, con eccitazione e per sfida. L'ubriachezza accresce l'ira dello stolto a sua rovina, ne diminuisce le forze e gli procura ferite. Sir 31, 27-28
Ora che abbiamo ripescato questi due aspetti possiamo forse capire qualcosa in più. Nella visione che Dio ha della creazione lui è lo sposo e noi siamo la sposa. La sposa però ha un po’ di problemi. Innanzitutto non è sempre consapevole di come Dio intende il rapporto con lei e anche quando lo è lo tradisce spesso oppure lo dimentica. Tradendolo e dimenticandosi di lui va a cercare la gioia e la felicità altrove, ma anche quando la trova si accorge presto o tardi che è effimera. Cercandola poi fuori da sé trova sempre dei surrogati provvisori (il vino stesso in quanto tale, come qualsiasi droga, lo è). Ma lo sposo non smette di correrle dietro e di cercarla, fino ad essere disposto a dare la vita per lei anche se lo tradisce e lo dimentica (non escludendo di arrabbiarsi con lei qualche volta, eh…):
Accusate vostra madre, accusatela,
perché lei non è più mia moglie
e io non sono più suo marito!
Si tolga dalla faccia i segni delle sue prostituzioni
e i segni del suo adulterio dal suo petto;
altrimenti la spoglierò tutta nuda
e la renderò simile a quando nacque,
e la ridurrò a un deserto, come una terra arida,
e la farò morire di sete.
I suoi figli non li amerò,
perché sono figli di prostituzione.
La loro madre, infatti, si è prostituita,
la loro genitrice si è coperta di vergogna,
perché ha detto: “Seguirò i miei amanti,
che mi danno il mio pane e la mia acqua,
la mia lana, il mio lino,
il mio olio e le mie bevande”.
Perciò ecco, ti chiuderò la strada con spine,
la sbarrerò con barriere
e non ritroverà i suoi sentieri.
Inseguirà i suoi amanti,
ma non li raggiungerà,
li cercherà senza trovarli.
Allora dirà: “Ritornerò al mio marito di prima,
perché stavo meglio di adesso”.
Non capì che io le davo
grano, vino nuovo e olio,
e la coprivo d’argento e d’oro,
che hanno usato per Baal.
Perciò anch’io tornerò a riprendere
il mio grano, a suo tempo,
il mio vino nuovo nella sua stagione;
porterò via la mia lana e il mio lino,
che dovevano coprire le sue nudità.
Scoprirò allora le sue vergogne
agli occhi dei suoi amanti
e nessuno la toglierà dalle mie mani.
Farò cessare tutte le sue gioie,
le feste, i noviluni, i sabati,
tutte le sue assemblee solenni.
Devasterò le sue viti e i suoi fichi,
di cui ella diceva:
“Ecco il dono che mi hanno dato i miei amanti”.
Li ridurrò a una sterpaglia
e a un pascolo di animali selvatici.
La punirò per i giorni dedicati ai Baal,
quando bruciava loro i profumi,
si adornava di anelli e di collane
e seguiva i suoi amanti,
mentre dimenticava me!
Perciò, ecco, io la sedurrò,
la condurrò nel deserto
e parlerò al suo cuore.
Le renderò le sue vigne
e trasformerò la valle di Acor
in porta di speranza.
Là mi risponderà
come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d’Egitto.
E avverrà, in quel giorno mi chiamerai: “Marito mio”,
e non mi chiamerai più: “Baal, mio padrone”.
Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal
e non saranno più chiamati per nome.
In quel tempo farò per loro un’alleanza
con gli animali selvatici
e gli uccelli del cielo
e i rettili del suolo;
arco e spada e guerra
eliminerò dal paese,
e li farò riposare tranquilli.
Ti farò mia sposa per sempre,
ti farò mia sposa
nella giustizia e nel diritto,
nell’amore e nella benevolenza,
ti farò mia sposa nella fedeltà
e tu conoscerai il Signore. Os 2, 4-24
Bene, ora abbiamo le informazioni che ci permettono di capire qualcosa in più di questo testo. Il vino è simbolo di ciò che dà gioia e le nozze umane richiamano il rapporto sentimentale che Dio ha verso di noi. Noi siamo la sposa e Dio è lo sposo.
Ma noi siamo una sposa imperfetta e mancante. Cosa deve succedere perché il matrimonio vada a buon fine nonostante questi limiti? Verrebbe da pensare che ora sia lo sposo, Dio, a intervenire per risolvere il problema. Un po’ come succede spesso nella nostra vita, quando ci troviamo in difficoltà e chiediamo che Dio ci aiuti.

Continua…

Nessun commento:

Posta un commento