giovedì 13 aprile 2023

Maria di Magdala


Gv 20, 1-18

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

È il vangelo che abbiamo ascoltato il giorno di Pasqua. Racconta la prima esperienza davanti alla tomba vuota di Maria di Magdala, di Pietro e di Giovanni stesso, che nel suo vangelo si definisce ‘il discepolo che Gesù amava’ per una precisa scelta teologica: vuole in quel modo coinvolgere in prima persona chi legge, perché ciascuno di noi può definirsi ‘il discepolo che Gesù ama’. Ci sono molte cose che si potrebbero evidenziare in questo testo, ma mi soffermo su una in particolare: Giovanni nel testo originale usa verbi diversi per indicare lo svilupparsi degli sguardi durante la narrazione, ma come spesso accade nella traduzione si perdono dei particolari che possono essere importanti.
Nel testo italiano:
Maria vide che la pietra…
L’altro discepolo vide i teli…
Pietro osservò i teli…
L’altro discepolo vide e credette.

Maria vide che la pietra…
L’altro discepolo vide i teli…  
Il termine usato da Giovanni indica uno sguardo generico: Maria ‘guardò la pietra che era stata tolta dal sepolcro’. L’altro discepolo ‘guardò i teli posati là’. È l’espressione che usiamo noi quando semplicemente constatiamo ciò che abbiamo davanti. Guardiamo la strada, il cielo, la televisione… E a proposito di guardare la televisione, ciò che sta succedendo intorno a noi sta cambiando anche questo. Prima dell’epidemia, tranne nei casi (rarissimi) in cui capitavano notizie su persone o fatti conosciuti di persona, avevamo un certo distacco: assistevamo a fatti magari anche gravi o importanti senza sentirci particolarmente chiamati in causa, che fosse un attentato, un naufragio o le notizie da Wuhan. Guardavamo e basta. Poi quello che succedeva ad altri è successo anche a noi, e allora lo sguardo è cambiato. È quello che succede anche a Pietro.

Pietro osservò i teli…
Giovanni usa un verbo che esprime l’essere colpiti, impressionati da quello che si sta guardando. Come noi quando oggi guardiamo il telegiornale. Non è più come prima, perché il telegiornale ora parla di noi.

L’altro discepolo vide e credette.
È il terzo termine usato da Giovanni, anche se è stato tradotto con lo stesso ‘vedere’ di prima, cosa che confonde un po’ le idee. Per l’altro discepolo non è più solo un guardare e neppure solo un essere impressionato. È vedere davvero. Un vedere che è anche un capire. È cogliere il senso di quello che si sta guardando e che ci colpisce. Vide e credette. Contrariamente a quanto spesso si pensa, credere non è un atto irrazionale, ma è il frutto di una comprensione delle cose, di una visione più attenta, di una esperienza diretta. Vide e credette. Ne riparleremo quando leggeremo l’episodio di Tommaso.
Questo ‘vedere’ è ciò che con fatica stiamo cercando di fare anche noi in questo periodo: non più solo guardare, non solo esserne impressionati, ma anche cercare di capirne il senso, che è tanto coinvolgente da cambiare la nostra vita, le nostre relazioni, il nostro modo di vedere il mondo e la storia. Per la prima volta siamo protagonisti di un evento che cambierà il mondo. Ecco, Maria, Pietro e Giovanni stanno sperimentando proprio questo. Stanno vedendo qualcosa di enorme che cambierà la loro vita e la vita di molti altri.


I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Mentre Pietro e Giovanni tornano a casa con tutto il carico di impressioni e di reazioni che possiamo immaginare, Maria rimane lì. E il suo rimanere le permetterà di sperimentare qualcosa di ancora più travolgente, che Pietro e Giovanni per ora si perdono. Poco fa parlavamo del nostro essere colpiti, impressionati, coinvolti da quello che ci sta succedendo. Prima di proseguire con ciò che succede a Maria vorrei far notare ancora una cosa che ci riguarda direttamente. Quello che stiamo sperimentando in queste settimane può portarci in due direzioni diverse, a seconda di come lo affrontiamo.
La prima è il desiderio di ‘tornare a casa’. Non nel senso di tornare all’abitazione (perché magari ci siamo già e non ne possiamo uscire), ma di tornare alla vita di prima. È quello che speriamo, o che desideriamo, o che ci aspettiamo succeda presto. Ma non sarà più così. Molte cose cambieranno e cambieremo anche noi.
La seconda direzione che possiamo prendere è quella dell’accettare la situazione e il cambiamento, ovunque ci porti. Affrontarne certamente i problemi cercando di risolverli e di superare le difficoltà, ma anche lasciarci portare in una direzione diversa da quella che noi avevamo preordinato o almeno preparato.
Ecco, quello che succede qui a Maria è proprio questo. Lei non ‘torna a casa’, rimane lì. Non si rifugia da qualche parte e non scappa. Rimane lì, magari attonita e stranita, ma vuole affrontare la realtà. Speriamo di essere capaci anche noi oggi di fare altrettanto.
E cosa succede a Maria? Quello che gli altri due si perdono. Magari hanno ‘visto’ cioè capito, compreso quello che fino a quel momento era loro sfuggito: i fatti e le Scritture che li avevano preparati (e che pure loro, come ogni buon ebreo, conoscevano molto bene). Ma c’è qualcosa di meglio che ‘comprendere le Scritture’. È l’incontro con questo Signore di cui le Scritture parlano. 


Anche questo incontro però richiede dei passaggi. In primo luogo perché viene mediato, e magari anche ostacolato, dal nostro punto di vista, che riteniamo l’unico possibile. Maria è davanti alla tomba dove Gesù è stato sepolto, un sepolcro ora vuoto. E la prima cosa che viene razionalmente da pensare non è certo ‘è risorto’, ma che qualcuno lo abbia portato via. È quello che Maria ha detto a Pietro e Giovanni quando è andata a chiamarli. Ed è quello che probabilmente pensa anche in questo momento, davanti alla tomba, mentre piange. E se arriva qualcuno che le chiede perché piange non è che le viene da pensare ‘è Gesù’. Non può essere, è morto. Quindi sarà qualcun altro. E lo pensa anche mentre si gira verso di lui e lo guarda. Guarda ma non vede. Sarà il custode del giardino. Però non accade sempre quello che ci aspettiamo, perché la nostra visione delle cose dipende dalla nostra esperienza e dalle cose che abbiamo imparato e conosciamo, ma non abbiamo imparato e non conosciamo ancora tutto. E come fa Maria a superare la sua visione esperienziale, logica e razionale delle cose? O meglio, come fa Gesù a tirarla fuori da lì? Aggiunge una cosa che è fondamentale ma che esce dalla nostra razionalità e dalla nostra logica, anche se fa già parte della nostra esperienza: l’incontro, il rapporto personale e affettivo. Le prime due domande che Gesù fa rientrano ancora nella constatazione dei fatti, ne sono una semplice conseguenza: perché piangi? Perché ho perso qualcuno (davanti a una tomba, poi). Chi cerchi? Quel qualcuno che non c’è più. Chiunque avrebbe potuto fare a Maria quelle domande. Logico e lineare. Poi un’unica parola, un nome pronunciato: Maria! Mentre il nome di Maria è così nelle altre parti del testo, Gesù qui lo pronuncia in aramaico: Mariam! Nessun altro avrebbe potuto pronunciare quel nome in quel modo. E Maria ora sa. Perché sa? Perché ne ha fatto una valutazione razionale? Perché è l’esito di un attento esame dei fatti? No. Semplicemente perché Gesù la chiamava in quel modo e con quel tono. È l’averlo conosciuto personalmente prima che le permette di riconoscerlo ora. Ma è anche l’averlo aspettato. Anche Pietro e Giovanni hanno conosciuto personalmente prima, ma ora non sono lì. È quello che succederà a Tommaso quando Gesù si presenterà agli apostoli e lui non ci sarà. Tornando a Maria, possiamo solo immaginare quale potrà essere stata la sua emozione nel sentirsi chiamare per nome e nel vedere Gesù lì davanti a sé. I vangeli sono sempre molto scarni e descrivono solo per sommi capi, ma le parole di Gesù ‘non mi trattenere’ ci fanno capire che perfino lui ha fatto fatica a distaccarla. E possiamo anche immaginare con quale intensità Maria abbia poi detto ai discepoli ‘ho visto il Signore!’. Qui Giovanni usa lo stesso termine che aveva usato quando aveva descritto l’altro discepolo alla tomba: vide e credette. Giovanni e Maria credono perché hanno visto. Con la differenza che Giovanni ha visto i teli, mentre Maria ha visto il risorto.


C’è un altro modo per cogliere l’esperienza di Maria di Magdala, ma richiederebbe molto tempo per essere esaminato. Tutto il testo di Giovanni richiama in trasparenza il Cantico dei Cantici, poesia d’amore che da sempre mistici e padri della chiesa hanno riferito all’amore di Dio per l’umanità, riecheggiando i testi profetici (ad esempio Osea). Maria in questo testo è la Donna (così viene chiamata anche da Gesù), la Sposa che cerca e incontra il suo amato, il suo Sposo.

Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l’amore dell’anima mia;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi alzerò e farò il giro della città
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amore dell’anima mia.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città:
«Avete visto l’amore dell’anima mia?».
Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l’amore dell’anima mia.
Lo strinsi forte e non lo lascerò. Ct 3, 1-4



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