giovedì 23 marzo 2023

Signore, colui che tu ami è malato

Gv 11, 1-45

Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, colui che tu ami è malato».
Il vangelo di questa domenica che precede la Settimana Santa è il culmine di un cammino che porterà alla vetta dell’immolazione del Figlio di Dio fino alla sua resurrezione. Lo stesso percorso è riassunto in questo episodio del vangelo di Giovanni: la sofferenza, la fatica, l’incomprensione, i dubbi, la rabbia, la morte e infine la morte che viene sconfitta.
Lo stesso viaggio lo stiamo affrontando faticosamente anche noi in questo tempo difficile. Se è vero che il Signore ci ama, ‘Signore, colui che tu ami è malato’ è l’invocazione che oggi sta salendo da molte delle nostre case e dei nostri ospedali.

All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 
Come nell’episodio del cieco nato, Gesù ripropone questa visione degli eventi nel mondo che noi facciamo fatica a considerare.  
è perché in lui siano manifestate le opere di Dio 
Il motivo di questa nostra difficoltà sta nel nostro modo di vedere noi stessi nel mondo: istintivamente partiamo dal presupposto che il mondo intorno a noi (e anche Dio stesso) dovrebbe essere come noi lo desideriamo, o almeno come noi ce lo aspettiamo. Quando le cose non vanno come vorremmo, lo prendiamo come un’ingiustizia, e tendiamo a darne la colpa a qualcuno. E in ultima analisi a Dio che non interviene. È il senso di ciò che rimproverano a Gesù Marta e Maria (se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto) e gli altri presenti (non poteva far sì che non morisse?). Noi pensiamo che la ‘glorificazione di Dio’ possa avvenire solo quando lui asseconda le nostre aspettative e il nostro modo di vedere le cose. Siamo disposti a dire ‘grazie Signore perché hai fatto come ti ho chiesto’, ma fatichiamo a dire ‘grazie Signore perché hai fatto come volevi tu’.

Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava.
Gesù in questo episodio continuamente fa e dice cose diverse da quelle che ci aspetteremmo. La prima l’abbiamo già vista: è l’affermazione che la malattia porti in sé la manifestazione della gloria di Dio. La seconda è questa decisione di attendere, appena avuta notizia della malattia di Lazzaro, ancora due giorni. Noi ci aspetteremmo, proprio perché ‘ama Marta, Maria e Lazzaro’, che si precipitasse da loro, anche se sono lontani. Anzi, proprio perché sono lontani dovrebbe muoversi ancora più in fretta.


Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». 
Marta e Maria desidererebbero che Gesù partisse e corresse subito da loro. I discepoli vorrebbero che rimanesse dov’è. Questo è uno dei motivi per cui non è una buona idea che il Signore esaudisca i nostri desideri e assecondi le nostre aspettative. Perché non abbiamo tutti gli stessi desideri e le stesse aspettative. Inoltre noi non conosciamo davvero come stanno le cose. Conosciamo solo ciò che vediamo noi. Gesù ha una visione delle cose molto più ampia, molto più completa della nostra.
…i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie – dice il Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Is 55, 8-9

Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 
La reazione di Marta è molto umana e comprensibile. È probabilmente la stessa che abbiamo avuto anche noi davanti a una morte che abbiamo vissuto come ingiusta e insensata. È la nostra reazione ogni giorno nel vedere quello che sta succedendo intorno a noi, di fronte a quelle bare accatastate a Bergamo o alle immagini degli ospedali in tutta Italia che non riescono più a far fronte alle richieste di soccorso. Marta rimprovera Gesù: tu potevi fare qualcosa ma non l’hai fatto, non c’eri quando c’è stato bisogno di te. Ed è vero, Gesù avrebbe davvero potuto impedire che morisse, come notano anche i presenti. Tanto più che la persona che ne aveva bisogno era un suo amico, una persona che lui amava. Tutti ci aspettiamo da Dio l’esaudimento delle nostre preghiere, ma in particolare noi che ci riteniamo più vicini a lui, noi che facciamo parte della sua famiglia, della sua chiesa.
…voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio. Ef 2, 19

Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 
Marta aggiunge alle sue aspettative e ai suoi desideri un atto di fiducia in Gesù. Un atto di fiducia ancora incompleto, ma che si apre già alla sua azione. Non hai fatto quello che desideravamo e ci aspettavamo, ma puoi ancora fare qualcosa.

Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno».
Anche questa dichiarazione l’abbiamo espressa molte volte dicendo il credo: Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Ma un conto è dichiararlo formalmente, un altro è sperimentarlo di persona.

Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». 
La resurrezione è Cristo, e senza di lui non c’è vita. Quello che chiede Gesù a Marta (e a noi) non è se aderisce a delle verità di fede (so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno), ma se si fida di lui fino in fondo.

Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».
Maria, che in altra occasione era stata capace di stare vicino a Gesù e ascoltarlo, questa volta è stata lontana, e quando arriva deve ancora cominciare quello che la sorella invece ha già vissuto e forse compreso. Non tutti camminiamo con gli stessi tempi e gli stessi ritmi. E non a tutti Dio fa capire le cose nello stesso modo. A Marta Gesù si era presentato come la resurrezione. Non la resurrezione espressa da una formale professione di fede ma la resurrezione in persona. Con Maria Gesù va oltre e non solo dice di essere la resurrezione, ma lo dimostra. Prima però vuole immedesimarsi fino in fondo nell’umanità che è venuto a condividere con noi.

Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. 


Ancora una volta Gesù stravolge le aspettative: proprio ora che sta per dimostrare di essere la resurrezione esprime tutta la sua umanità. Non è un supereroe, un uomo che ha più poteri degli altri, ma è Dio che si spoglia delle sue prerogative e si identifica con noi, provando le stesse nostre reazioni e gli stessi nostri sentimenti.
Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Fil 2, 5-8
 
Gesù, il Figlio di Dio, il Signore del cielo e della terra, il cui regno non avrà fine, piange. E questo suo pianto si unisce al nostro, al pianto e al dolore di tutti coloro che in tutti i tempi, e in particolare oggi, hanno perso una persona cara.

Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Due considerazioni, entrambe vere. È vero che lo amava. Ed è vero che poteva far sì che non morisse. Ma sono due affermazioni fatte da fuori, come viste da spettatori. Gesù invece sta vivendo l’evento in prima persona, immedesimandosi fino in fondo; e così Marta e Maria. I Giudei, come li chiama Giovanni, sono presenti, non sono distanti e indifferenti, però non sono coinvolti. Stanno guardando, non vivendo, quello che succede.

Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.



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