lunedì 12 settembre 2011

berlicche 6

Mio caro Malacoda,
godo nel sapere che l’età e la professione del tuo paziente rendono possibile, sebbene non certa, la sua chiamata a prestare servizio militare. Dobbiamo fare in modo che si trovi nel massimo dell’incertezza, così che la sua testa si riempia di schemi contraddittori nei riguardi del futuro, ciascuno dei quali possa provocare paura o speranza. Non c’è nulla che equivalga alla sospensione e all’ansietà per barricare la mente di un essere umano contro il Nemico. Egli vuole uomini che si preoccupino di ciò che fanno. Nostro compito è invece di farli pensare sempre a ciò che capiterà loro. Il tuo paziente avrà senz’altro raccolto l’idea che bisogna sottomettersi con pazienza alla volontà del Nemico. Ciò che il Nemico intende dire con questo è, prima di tutto, che deve accettare con pazienza la tribolazione che gli viene di fatto accordata, l’ansietà presente e la presente sospensione dell’animo. È in relazione a questo che egli deve dire ‘la tua volontà sia fatta’, e per il dovere quotidiano di sopportare questo gli verrà dato il pane quotidiano. Il tuo lavoro deve consistere nel far sì che il tuo paziente non pensi mai che ciò che gli accade al presente è la croce che gli viene consegnata, ma che pensi unicamente a quelle cose delle quali ha paura. Fa’ in modo che consideri quelle come sue croci; fa’ in modo che dimentichi che, dal momento che sono incompatibili tra di loro, non possono tutte capitare addosso a lui, e che tenti di praticare in anticipo la fortezza e la pazienza verso di esse. Una vera rassegnazione, in uno stesso momento, a una dozzina di destini tutti diversi e tutti ipotetici, è quasi impossibile, e il Nemico non assiste molto quelli che tentano di farlo. La rassegnazione alla sofferenza presente e reale, anche se tal sofferenza consiste nel timore, è molto più facile ed è di solito aiutata da questa azione diretta. Qui è in gioco una legge spirituale importante. Ti ho spiegato come tu possa svigorire le sue preghiere trasferendo la sia attenzione dal Nemico agli stati della sua mente riguardo al Nemico. D’altra parte è più facile superare la paura quando la mente del paziente viene trasportata dalla cosa temuta al timore stesso, considerato come uno stato presente e indesiderabile della sua mente. E se considererà il timore come la croce a lui destinata penserà inevitabilmente ad essa come a uno stato della mente. Si può perciò formulare questa regola generale: in tutte le attività mentali che favoriscono la nostra causa, incoraggia il paziente a non preoccuparsi di sé e concentrarsi sull’oggetto, ma in tutte le attività favorevoli al Nemico fa’ che la sua mente si ripieghi su se stessa. Fa’ sì che un insulto o che il corpo di una donna attragga talmente la sua attenzione al di fuori che egli non abbia modo di fare la riflessione: “Sto entrando nello stato che si chiama Ira, o nello stato che si chiama Lussuria”. Al contrario, fa’ in modo che la riflessione “i miei sentimenti diventano ora più devoti, i più caritatevoli” attragga la sua attenzione verso l’intimo, così che egli non guardi più al di là di se stesso e non riesca a vedere il nostro Nemico o il suo prossimo.
In merito al suo atteggiamento più generale nei confronti della guerra, non devi appoggiarti troppo su quei sentimenti di odio che gli esseri umani discutono tanto nei periodici cristiani e anticristiani. Nella sua angoscia il paziente può, naturalmente, venire incoraggiato a vendicarsi con qualche sentimento di vendetta contro i tedeschi, e questo fino a un certo punto va bene. Ma di solito si tratta di una specie di odio melodrammatico e mitico diretto contro capri espiatori immaginari. Egli non ha mai incontrato in vita questi uomini, che sono fantocci modellati su ciò che ricava dai giornali. I risultati di un tale odio chimerico offrono spesso grandi disillusioni, e di tutti gli esseri umani, gli inglesi sotto questo aspetto sono i più deplorevoli tiremmolla. Sono creature miserabili che proclamano ai quattro venti che bisogna usare la tortura con i loro nemici, e poi finiscono con l’offrire tè e sigarette al primo pilota tedesco che si presenti ferito alla porta di servizio.
Qualunque cosa riuscirai a fare, nell’anima del tuo paziente ci sarà sempre un po’ di benevolenza insieme con un po’ di malizia. L’importante è dirigere la malevolenza verso i suoi vicini immediati, verso coloro che incontro ogni giorno, e di cacciare la benevolenza lontano, nella circonferenza remota, verso gente che non conosce. La malevolenza diventerà così perfettamente reale, e la benevolenza in gran parte immaginaria. È completamente inutile eccitare il suo odio per i tedeschi se nello stesso tempo tra lui e sua madre, tra lui e il suo principale, tra lui e il signore che incontra in treno, si sviluppa una perniciosa pratica attuale di carità. Immagina che il tuo giovanotto sia una serie di cerchi concentrici: il più centrale è la volontà, poi l’intelletto, e finalmente la fantasia. È quasi impossibile sperare di escludere subito, da tutti i cerchi, ogni cosa che abbia l’odore del Nemico. Ma tu devi continuamente fare in modo da spingere tutte le virtù verso l’esterno, finchè si saranno fissate nel cerchio dell’immaginazione, e tutte le qualità per noi desiderabili nell’interno, nella Volontà. Le virtù sono per noi veramente fatali solo in quanto possono raggiungere la volontà per poi concretizzarsi in abitudini. Naturalmente non mi riferisco a ciò che il paziente, sbagliando, crede che sia la propria volontà, vale a dire quell’irritazione nervosa di risoluzioni e di denti stretti del quale ha conoscenza, ma il centro vero e proprio, ciò insomma che il Nemico chiama: Cuore. Tutti i generi di virtù dipinti dalla fantasia o approvati dall’intelletto, o perfino in qualche misura quelle amate e ammirate, non riusciranno a tenere un uomo lontano dalla casa di Nostro Padre; lo possono anzi rendere più divertente quando vi giunga.

Tuo affezionatissimo zio

Berlicche

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