Perché gli uomini stentano a credere che un giorno vivranno con
Dio, quando già si è verificato un fatto molto più incredibile, quello
di un Dio morto per gli uomini? Chi è infatti Cristo? E' colui del quale si dice: «In principio era il
Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio»? (Gv 1, 1). Ebbene
questo Verbo di Dio «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»
(Gv 1, 14). Egli non aveva nulla in se stesso per cui potesse morire per
noi, se non avesse preso da noi una carne mortale. In tal modo egli
immortale poté morire, volendo dare la vita per i mortali. Rese partecipi
della sua vita quelli di cui aveva condiviso la morte. Noi infatti non
avevamo di nostro nulla da cui aver la vita, come lui nulla aveva da cui
ricevere la morte. Donde lo stupefacente scambio: fece sua la nostra morte
e nostra la sua vita. Dunque non vergogna, ma fiducia sconfinata e vanto
immenso nella morte del Cristo. Prese su di sé la morte che trovò in noi e così assicurò quella vita
che da noi non può venire.
Confessiamo perciò, o fratelli, senza timore, anzi proclamiamo che Cristo
fu crocifisso per noi. Diciamolo, non già con timore, ma con gioia, non
con rossore, ma con fierezza. L'apostolo Paolo lo comprese bene e lo fece valere come titolo di gloria.
Poteva celebrare le più grandi e affascinanti imprese del Cristo. Poteva
gloriarsi richiamando le eccelse prerogative del Cristo, presentandolo
quale creatore del mondo in quanto Dio con il Padre, e quale padrone del
mondo in quanto uomo simile a noi. Tuttavia non disse altro che questo: «Quanto
a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù
Cristo» (Gal 6, 14).
sant'Agostino - Discorsi
Letta la prima riga, mi sono detto: questo deve essere Agostino
RispondiElimina:-)
sei un buongustaio :-)
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