lunedì 4 novembre 2013

Zaccheo fa tre cose



Lc 19, 1-10

Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando

In realtà la prima cosa la fa Gesù andando a Gerico. Senza questa iniziativa tutte quelle di Zaccheo sarebbero state inutili.
Gerico nella storia biblica ha fama di essere ‘la città che sta in basso’ (è a 250 metri sotto il livello del mare, sulle sponde del Mar Morto). In senso spirituale è l’immagine della città dell’uomo, che tende sempre verso il basso. Anche nella parabola del Buon Samaritano il protagonista, l’uomo, scende da Gerusalemme a Gerico, e sulla strada che va sempre più in basso viene bastonato. Là, come anche qui, il Buon Samaritano che è Cristo lo raggiunge e lo salva.

un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco

Pubblicani (treccani)
Nell'antica Roma, appaltatori delle imposte che pagavano allo Stato una certa somma come prodotto di una tassa, che poi esigevano per proprio conto. Disprezzati e odiati per la durezza con cui si rivalevano sui contribuenti delle somme anticipate allo Stato…

La condizione personale di Zaccheo è quella del doppio peccatore, che tradisce Dio tradendo anche il proprio popolo per il proprio interesse personale. E di questi Zaccheo è il ‘capo’. Mentre Gesù è ‘il capo del corpo che è la chiesa’. Corpo che però comprende anche Zaccheo, perché ‘anch’egli è figlio di Abramo’.

Come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo … molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. I Cor 12, 12-27

La situazione di partenza di questo episodio è quindi da un lato il peggio dell’umanità che sta in basso e dall’altro Cristo dall’alto che è sceso a prendere in sé questa umanità.

cercava di vedere chi era Gesù

La prima cosa che fa Zaccheo, nonostante la sua pessima situazione personale di pubblicano è muoversi per vedere Gesù. Come sempre la salvezza si realizza solo se Dio e l’uomo, qualunque uomo, collaborano e si cercano l’un l’altro. Gesù ha fatto la sua parte venendo a Gerico, ma questo avrebbe potuto anche non portare nulla alla vita di Zaccheo se anche lui non si fosse mosso verso Gesù. E questo suo desiderio di vedere Gesù è compatibile perfino con la sua condizione di peccatore. Anche il peggiore può desiderare di vedere Dio.

ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura.

Zaccheo, come tutti, ha i suoi limiti. Non solo quelli personali della propria situazione di pubblicano. Ha anche i limiti fisici e gli ostacoli esterni che abbiamo anche noi, chi più chi meno.
Anche di questi limiti, se li riferiamo alla nostra situazione spirituale, ci sono delle cose interessanti da dire. La nostra statura spirituale è spesso assai bassa. Abbiamo tutti curato e curiamo il nostro corpo, lo nutriamo, lo laviamo, lo manteniamo e lo proteggiamo, ma non sempre facciamo lo stesso con la nostra anima, che così rimane rachitica, sottosviluppata, di ‘bassa statura’.
Poi ci sono anche per noi gli ostacoli esterni: una folla di impedimenti che anche volendolo ci rendono faticoso il nostro trovare il Signore. Le tante cose da fare, i nostri impegni, il nostro lavoro, il tempo che corre veloce…

Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro,

Il desiderio di Zaccheo è comunque forte, non si lascia scoraggiare dalle difficoltà. E per ovviare alla sua bassa statura si cerca un appoggio, un piedistallo che la innalzi. Sale su un sicomoro. Scelta saggia, perché a differenza di molti altri alberi il sicomoro ha de rami molto bassi, che rendono facile il salirci su.
Se ancora una volta proviamo a spostare questa descrizione di Zaccheo e della sua situazione personale alla nostra spiritualità potremmo dire che se anche la nostra anima fosse stata poco curata e cresciuta, abbiamo sempre a disposizione dei sicomori su cui salire. È il compito della Chiesa con tutte le sue iniziative: la messa prima di tutto, poi gli incontri, i ritiri, i pellegrinaggi, le meditazioni, la teologia, la liturgia, i gruppi, tutto è a nostra disposizione per permetterci di aumentare la nostra statura spirituale. Ma ovviamente, come fa Zaccheo, bisogna salirci sopra, altrimenti rischiamo di non vedere niente.

perché Gesù doveva passare di là.

Zaccheo non conta solo sul suo desiderio. L’uomo non può incontrare Dio solo desiderandolo. Deve trovare il posto ‘dove Gesù passa’. Senza questo passaggio l’uomo non incontrerà mai Dio, per quanto grande sia il suo desiderio. Ecco perché noi cristiani andiamo a messa la domenica: perché quello è uno dei posti in cui Gesù passa. Come lo sono i sacramenti, la Scrittura, la preghiera.

Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».



Queste sono le parole che continuamente Dio rivolge all’uomo. La sua stessa incarnazione è stata il modo in cui lui ha voluto diventare uno di noi, per poter entrare nella nostra casa, nella nostra vita. Credo che a volte temiamo di avvicinarci troppo a lui (oppure temiamo che lui si avvicini troppo a noi) per paura che ci rimproveri o che ci costringa a cambiare certi nostri modi di vivere. Zaccheo non si pone questo problema.

Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia.

La seconda cosa che fa Zaccheo è accogliere Gesù a casa sua. Avrebbe potuto accontentarsi di vederlo, in fondo si era dato da fare solo per quello. Anzi, prendere in casa Gesù è pericoloso, perché poi si devono fare i conti con lui e con le sue proposte. Ecco perché questo secondo gesto di Zaccheo non trova sempre molti imitatori, neppure tra coloro che si dichiarano cristiani. A volte preferiamo che il Signore sia a portata di mano sì, ma non troppo vicino. Credo che in alcune occasioni preferiamo che se ne stia a casa sua e noi lo andiamo a cercare quando abbiamo bisogno di qualcosa. Ma di ospitarlo a casa nostra non ne abbiamo sempre voglia. Oppure, ancora più frequentemente, credo, ce lo portiamo in casa, ma rinchiuso da qualche parte, o confinato in qualche oggetto: nel crocifisso appeso al  muro, in una immagine o in una statua. O a volte sostituito da qualche intermediario portafortuna come un santino, un padre Pio o una Madonnina sul comò, che ‘porta bene’, ma che non entra dentro di noi, che sta sempre fuori.
Zaccheo non solo accoglie Gesù, ma lo fa ‘pieno di gioia’. Vetta non raggiunta molto spesso da noi, che se lo accogliamo lo facciamo sempre con tanti se e tanti ma.

Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».

Commentando un altro episodio, avvenuto sempre a Gerico, subito prima dell’incontro di Zaccheo, sant’Agostino scrive:

Temo non solo Gesù che passa ma anche Gesù che rimane, per questo non posso tacere. I cristiani  tiepidi cercano d'impedire i buoni cristiani veramente zelanti e desiderosi di mettere in pratica i precetti di Dio scritti nel Vangelo. La stessa folla che accompagna il Signore s'oppone a coloro che gridano. Ma essi continuino a gridare, non si stanchino, non si lascino trascinare per una malintesa autorità delle folle e non imitino quelli che son diventati cristiani prima di loro ma vivono male e son maldisposti verso di loro a causa delle opere buone. Non dicano: "Cerchiamo di vivere come vivono tanti di questi tali". Perché non vivere piuttosto come insegna il Vangelo? Perché mai vuoi vivere seguendo la folla che ti rimprovera e t'impedisce, e non seguendo le orme del Signore? Quelli t'insulteranno, ti biasimeranno, ti dissuaderanno, ma tu continua a gridare finché la tua voce non giunga alle orecchie di Gesù. Orbene, coloro che persisteranno nel mettere in pratica i precetti di Cristo e non faranno caso alla folla che si oppone e non terranno in gran conto il fatto di sembrare d'essere seguaci del Cristo, cioè il fatto di chiamarsi cristiani, ma avranno più cara la luce che Cristo ridarà loro anziché temere lo strepito degl'individui che loro si oppongono; questi non saranno separati in alcun modo da Cristo, il quale si fermerà e li guarirà.
s. Agostino, disc. 88

Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

La terza cosa che fa Zaccheo è trarre le conseguenze pratiche della presenza del Signore in casa sua. Non si può tenere il Signore in casa e contemporaneamente continuare a rubare, frodare o sfruttare gli altri.
A dire il vero noi a volte riusciamo a fare anche questo, ma come dicevo prima forse è perché il Signore non è ancora veramente entrato ‘in casa nostra’, nel profondo di noi. E in questo profondo ci sono invece altri interessi, altri desideri, altri richiami che a volte ci portano a fare cose che non sono proprio in linea con le cose che propone Cristo.
Zaccheo non si ferma a guardare se gli conviene tenere il Signore in casa. Anzi, sapendo benissimo che il suo stile di vita non si accorda con la presenza di Cristo, sceglie decisamente di cambiarlo (lo stile di vita, non Cristo), impegnandosi a fare ciò che noi, che pure ci riteniamo intimi a Cristo, facciamo molta fatica a fare. ‘Do la metà di ciò che possiedo ai poveri’.

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Gesù compie la sua azione di salvezza non minimizzando la situazione personale di Zaccheo, ma esprimendola  con chiarezza: ‘tu eri perduto. Ma io sono venuto a cercarti e a salvarti’.


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