Lc 19, 1-10
Gesù
entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando
In realtà la prima cosa la fa Gesù andando a Gerico. Senza
questa iniziativa tutte quelle di Zaccheo sarebbero state inutili.
Gerico nella storia biblica ha fama di essere ‘la città che sta
in basso’ (è a 250 metri sotto il livello del mare, sulle sponde del Mar Morto).
In senso spirituale è l’immagine della città dell’uomo, che tende sempre verso
il basso. Anche nella parabola del Buon Samaritano il protagonista, l’uomo,
scende da Gerusalemme a Gerico, e sulla strada che va sempre più in basso viene
bastonato. Là, come anche qui, il Buon Samaritano che è Cristo lo raggiunge e
lo salva.
un
uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco
Pubblicani (treccani)
Nell'antica
Roma, appaltatori delle imposte che pagavano allo Stato una certa somma come
prodotto di una tassa, che poi esigevano per proprio conto. Disprezzati e
odiati per la durezza con cui si rivalevano sui contribuenti delle somme
anticipate allo Stato…
La condizione personale di Zaccheo è quella del doppio peccatore,
che tradisce Dio tradendo anche il proprio popolo per il proprio interesse
personale. E di questi Zaccheo è il ‘capo’. Mentre Gesù è ‘il capo del corpo
che è la chiesa’. Corpo che però comprende anche Zaccheo, perché ‘anch’egli è
figlio di Abramo’.
Come il corpo è uno
solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un
corpo solo, così anche il Cristo … molte sono le membra, ma uno solo è il
corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa
ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che
sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo
meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono
trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma
Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché
nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une
delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se
un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di
Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. I Cor 12, 12-27
La situazione di partenza di questo episodio è quindi da un lato
il peggio dell’umanità che sta in basso e dall’altro Cristo dall’alto che è sceso
a prendere in sé questa umanità.
cercava
di vedere chi era Gesù
La
prima cosa che fa Zaccheo,
nonostante la sua pessima situazione personale di pubblicano è muoversi per
vedere Gesù. Come sempre la salvezza si realizza solo se Dio e l’uomo,
qualunque uomo, collaborano e si cercano l’un l’altro. Gesù ha fatto la sua
parte venendo a Gerico, ma questo avrebbe potuto anche non portare nulla alla
vita di Zaccheo se anche lui non si fosse mosso verso Gesù. E questo suo
desiderio di vedere Gesù è compatibile perfino con la sua condizione di
peccatore. Anche il peggiore può desiderare di vedere Dio.
ma
non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura.
Zaccheo, come tutti, ha i suoi limiti. Non solo quelli personali
della propria situazione di pubblicano. Ha anche i limiti fisici e gli ostacoli
esterni che abbiamo anche noi, chi più chi meno.
Anche di questi limiti, se li riferiamo alla nostra situazione
spirituale, ci sono delle cose interessanti da dire. La nostra statura
spirituale è spesso assai bassa. Abbiamo tutti curato e curiamo il nostro
corpo, lo nutriamo, lo laviamo, lo manteniamo e lo proteggiamo, ma non sempre
facciamo lo stesso con la nostra anima, che così rimane rachitica,
sottosviluppata, di ‘bassa statura’.
Poi ci sono anche per noi gli ostacoli esterni: una folla di
impedimenti che anche volendolo ci rendono faticoso il nostro trovare il
Signore. Le tante cose da fare, i nostri impegni, il nostro lavoro, il tempo
che corre veloce…
Allora
corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro,
Il desiderio di Zaccheo è comunque forte, non si lascia
scoraggiare dalle difficoltà. E per ovviare alla sua bassa statura si cerca un
appoggio, un piedistallo che la innalzi. Sale su un sicomoro. Scelta saggia,
perché a differenza di molti altri alberi il sicomoro ha de rami molto bassi, che
rendono facile il salirci su.
Se ancora una volta proviamo a spostare questa descrizione di
Zaccheo e della sua situazione personale alla nostra spiritualità potremmo dire
che se anche la nostra anima fosse stata poco curata e cresciuta, abbiamo
sempre a disposizione dei sicomori su cui salire. È il compito della Chiesa con
tutte le sue iniziative: la messa prima di tutto, poi gli incontri, i ritiri, i
pellegrinaggi, le meditazioni, la teologia, la liturgia, i gruppi, tutto è a
nostra disposizione per permetterci di aumentare la nostra statura spirituale.
Ma ovviamente, come fa Zaccheo, bisogna salirci sopra, altrimenti rischiamo di
non vedere niente.
perché
Gesù doveva passare di là.
Zaccheo non conta solo sul suo desiderio. L’uomo non può
incontrare Dio solo desiderandolo. Deve trovare il posto ‘dove Gesù passa’.
Senza questo passaggio l’uomo non incontrerà mai Dio, per quanto grande sia il
suo desiderio. Ecco perché noi cristiani andiamo a messa la domenica: perché
quello è uno dei posti in cui Gesù passa. Come lo sono i sacramenti, la
Scrittura, la preghiera.
Quando
giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito,
perché oggi devo fermarmi a casa tua».
Queste sono le parole che continuamente Dio rivolge all’uomo. La
sua stessa incarnazione è stata il modo in cui lui ha voluto diventare uno di
noi, per poter entrare nella nostra casa, nella nostra vita. Credo che a volte
temiamo di avvicinarci troppo a lui (oppure temiamo che lui si avvicini troppo
a noi) per paura che ci rimproveri o che ci costringa a cambiare certi nostri
modi di vivere. Zaccheo non si pone questo problema.
Scese
in fretta e lo accolse pieno di gioia.
La
seconda cosa che fa Zaccheo è
accogliere Gesù a casa sua. Avrebbe potuto accontentarsi di vederlo, in fondo
si era dato da fare solo per quello. Anzi, prendere in casa Gesù è pericoloso,
perché poi si devono fare i conti con lui e con le sue proposte. Ecco perché
questo secondo gesto di Zaccheo non trova sempre molti imitatori, neppure tra
coloro che si dichiarano cristiani. A volte preferiamo che il Signore sia a
portata di mano sì, ma non troppo vicino. Credo che in alcune occasioni
preferiamo che se ne stia a casa sua e noi lo andiamo a cercare quando abbiamo
bisogno di qualcosa. Ma di ospitarlo a casa nostra non ne abbiamo sempre
voglia. Oppure, ancora più frequentemente, credo, ce lo portiamo in casa, ma
rinchiuso da qualche parte, o confinato in qualche oggetto: nel crocifisso
appeso al muro, in una immagine o in una
statua. O a volte sostituito da qualche intermediario portafortuna come un santino,
un padre Pio o una Madonnina sul comò, che ‘porta bene’, ma che non entra
dentro di noi, che sta sempre fuori.
Zaccheo non solo accoglie Gesù, ma lo fa ‘pieno di gioia’. Vetta
non raggiunta molto spesso da noi, che se lo accogliamo lo facciamo sempre con
tanti se e tanti ma.
Vedendo
ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Commentando un altro episodio, avvenuto sempre a Gerico, subito
prima dell’incontro di Zaccheo, sant’Agostino scrive:
Temo non solo Gesù che passa ma anche Gesù che rimane, per questo
non posso tacere. I cristiani tiepidi cercano
d'impedire i buoni cristiani veramente zelanti e desiderosi di mettere in
pratica i precetti di Dio scritti nel Vangelo. La stessa folla che accompagna
il Signore s'oppone a coloro che gridano. Ma essi continuino a gridare, non si
stanchino, non si lascino trascinare per una malintesa autorità delle folle e
non imitino quelli che son diventati cristiani prima di loro ma vivono male e
son maldisposti verso di loro a causa delle opere buone. Non dicano:
"Cerchiamo di vivere come vivono tanti di questi tali". Perché non
vivere piuttosto come insegna il Vangelo? Perché mai vuoi vivere seguendo la
folla che ti rimprovera e t'impedisce, e non seguendo le orme del Signore?
Quelli t'insulteranno, ti biasimeranno, ti dissuaderanno, ma tu continua a gridare
finché la tua voce non giunga alle orecchie di Gesù. Orbene, coloro che
persisteranno nel mettere in pratica i precetti di Cristo e non faranno caso
alla folla che si oppone e non terranno in gran conto il fatto di sembrare
d'essere seguaci del Cristo, cioè il fatto di chiamarsi cristiani, ma avranno
più cara la luce che Cristo ridarà loro anziché temere lo strepito
degl'individui che loro si oppongono; questi non saranno separati in alcun modo
da Cristo, il quale si fermerà e li guarirà.
s. Agostino, disc. 88
Ma
Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che
possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte
tanto».
La
terza cosa che fa Zaccheo è trarre
le conseguenze pratiche della presenza del Signore in casa sua. Non si può
tenere il Signore in casa e contemporaneamente continuare a rubare, frodare o
sfruttare gli altri.
A dire il vero noi a volte riusciamo a fare anche questo, ma
come dicevo prima forse è perché il Signore non è ancora veramente entrato ‘in
casa nostra’, nel profondo di noi. E in questo profondo ci sono invece altri
interessi, altri desideri, altri richiami che a volte ci portano a fare cose
che non sono proprio in linea con le cose che propone Cristo.
Zaccheo non si ferma a guardare se gli conviene tenere il
Signore in casa. Anzi, sapendo benissimo che il suo stile di vita non si
accorda con la presenza di Cristo, sceglie decisamente di cambiarlo (lo stile
di vita, non Cristo), impegnandosi a fare ciò che noi, che pure ci riteniamo
intimi a Cristo, facciamo molta fatica a fare. ‘Do la metà di ciò che possiedo
ai poveri’.
Gesù
gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è
figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare
ciò che era perduto».
Gesù compie la sua azione di salvezza non minimizzando la
situazione personale di Zaccheo, ma esprimendola con chiarezza: ‘tu eri perduto. Ma io sono
venuto a cercarti e a salvarti’.
Bellissimo
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