La storia con cui tenterò di farvi addormentare questa sera l’ho
scoperta mercoledì scorso in un bell’articolo di Paolo Foschini sul
Corriere della Sera. Apparentemente parla solo di un pensionato milanese
che trova per terra un portafogli, ma la ragione per cui ho deciso di
raccontarvela è un’altra e se rimarrete svegli ancora un paio di minuti
la scoprirete.
Tutto comincia nel parcheggio dell’ipermercato di Nerviano, periferia
nord di Milano. Il signor Luigi Musazzi sta spingendo il carrello della
spesa verso l’automobile, quando occhieggia un portafogli abbandonato
sul selciato. Si china a raccoglierlo, lo apre e gli tremano le mani.
Dentro ci sono quattordici banconote da 500 euro.
Irrompe in scena la moglie, pensionata come lui. “Fa un po’ vedere…”
Non avendo mai incontrato un biglietto da 500 euro in tutta la sua vita,
la Lina giunge alla fulminea conclusione che deve trattarsi dell’opera
di un falsario. Ma il Musazzi mica le dà retta: lui i cinquecento euro
lo sa come sono fatti e questi sono fatti proprio bene. “Luigi, a cosa
stai pensando?” Luigi non risponde. È impegnato in una moltiplicazione.
500 per 14 uguale…
Uguale 7000 euro. Tornato a casa, il Musazzi appoggia il portafogli
randagio sopra il comodino e si mette a letto con un pensiero fisso. È
vero che settemila mila euro non cambiano l’esistenza a nessuno. Ma è
anche vero che di sicuro non gliela peggiorano.
Lui è un ex idraulico di quasi ottant’anni con 1000 euro al mese di
pensione, cui vanno aggiunti i 500 della minima di sua moglie. Non
vivono nel lusso ma nemmeno nella fame, abitano in una casa di due
camere e cucina che si sono costruiti da soli, hanno figli grandi e
sistemati. Però i nipotini crescono, i prezzi pure, e con settemila
euro…
La moglie interrompe le sue elucubrazioni. “Mia mamma mi ha insegnato
che le cose trovate non sono nostre, punto e basta.” E spegne la luce.
Beata lei. Il Musazzi non riesce a dormire e si gira nel letto in preda
ai tormenti come l’Innominato di Manzoni.
Ci fosse almeno un documento in quel benedetto
portafogli! Invece ho trovato solo un badge: a parte i soldi, s’intende.
Un badge d’ingresso per la Grande Fiera di Rho-Pero. Ma come si può
risalire da un badge anonimo a un proprietario in carne e ossa? Tanto
vale che me li tenga io… E però la cifra è grossa: chi ha perso tutti
quei contanti avrà denunciato lo smarrimento alla polizia e sarebbe
facile rintracciarlo…
Il Musazzi non ci dorme la notte, anzi le notti. Due, per la
precisione. Poi succede la cosa che mi ha spinto a raccontarvi questa
storia. In cerca di una soluzione, o forse solo di un sostegno morale,
va a trovare il figlio maschio Roberto: quel portafogli, in fondo,
potrebbe interessare anche a lui… Il figlio lo guarda stupefatto: “Papà,
mi meraviglio di te che ancora ci pensi. Io di quei soldi non voglio
sapere proprio niente.”
Il Musazzi esce dalla conversazione con un strano pensiero addosso:
come se il punteruolo che lo tortura da due giorni e due notti si fosse
finalmente squagliato e al suo posto, adesso, fluisse un mare di
orgoglio paterno. “Se ho tirato su mio figlio così, allora sono stato
bravo.” Una parte del merito è anche della moglie, ma in certi momenti
di felicità si diventa tutti un po’egoisti. Sta di fatto che il Musazzi
non passa neanche da casa. Col portafogli in mano si presenta
direttamente alla sede dei carabinieri, che dal nome di una ditta
indicata sul badge risalgono a uno stand della Fiera e da quello al
proprietario. Anzi alla proprietaria: svizzera ma col nome italiano ed
evocativo, Casanova. Una ex tennista professionista che probabilmente di
quei soldi smarriti non ha neppure troppo bisogno.
Al Musazzi, come prevede la legge, la signora Casanova lascia un
decimo del totale: 700 euro, non uno di più. Lui è contento lo stesso.
Magari non conosce “Il Complesso di Telemaco”, il saggio in cui il
professor Recalcati spiega che l’unica eredità che un padre possa
trasmettere al figlio è il desiderio. Ma è un po’ come se lo avesse
letto.
Il Musazzi è riuscito a trasmettere al figlio il desiderio
dell’onestà e glielo ha trasmesso così bene che al momento opportuno il
figlio glielo ha addirittura dato indietro. Una sensazione che vale più
di un portafogli.
Buonanotte.
Bellissimo
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