Nelle decisioni impegnative prese dalle autorità in questi giorni si sta cercando di salvaguardare ciò che è essenziale. Innanzitutto il cibo e la salute. Si può fare a meno dell’estetista ma non del negozio di alimentari né tantomeno dell’ospedale, e in questi giorni lo stiamo toccando drammaticamente con mano. Ma non c’è solo il corpo e le sue esigenze. Mangiare e bere sono essenziali per la vita terrena, ma di cosa c’è bisogno per la vita e la salute eterna? In questa domenica ci troviamo in una situazione davvero eccezionale: niente messa. Niente Eucarestia. Eucarestia che è certamente il cuore della vita cristiana, luogo e ambiente in cui possiamo incontrarci anche fisicamente con il Signore. Ma così come non possiamo toccarci e abbracciarci in questo periodo di pericolo, e ci manca, allo stesso modo non possiamo abbracciare e ricevere dentro di noi il Signore nella messa. E allora che si fa? I rapporti personali mica li perdiamo se non possiamo darci la mano o baciarci. Abbiamo altre strade. Possiamo continuare a parlarci. Bene, se non possiamo toccare il Signore nell’Eucarestia possiamo potenziare il dialogo con lui. Con la preghiera innanzitutto. Ma c’è un altro strumento ancora più efficace, che usiamo poco: la Parola di Dio e la Sacra Scrittura che la contiene. Allora proviamo anche noi ad andare ad attingere dal pozzo delle Scritture come la Samaritana.
Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al
terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di
Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era
circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le
dice Gesù: «Dammi da bere».
Un incontro
tra Gesù e una donna in cui possiamo intravvedere l’incontro tra Dio e
l’umanità. Gesù nella sua incarnazione assume tutte le nostre caratteristiche.
Quella che accade alla samaritana non è una visione, un’apparizione mistica. È
un vero incontro da uomo a donna. Nella Bibbia inoltre il pozzo è il luogo dove
le persone si incontrano, e in particolare è il luogo dove nascono gli amori. È
al pozzo che Giacobbe si incontra con Rachele, ed è al pozzo che Mosè incontra
quella che diventerà sua moglie.
Gesù è
stanco e ha sete. Credo abbia anche caldo, vista l’ora. Proprio perché questa
presenza di Dio non è né celestiale né miracolosamente divina, non è neppure
una presenza schiacciante, intimorente e spaventosa per la donna. Dio si fa
uomo al punto di aver bisogno dell’uomo: ‘dammi da bere’.
I suoi discepoli erano andati in città a
fare provvista di cibi.
Acqua, cibo.
Le cose fisiologicamente essenziali. Per la vita terrena. E per la vita eterna?
La samaritana seguendo le sue necessità incontra Gesù. Paradossalmente i
discepoli seguendo le loro necessità se ne allontanano. Più volte Gesù aveva
loro detto di non preoccuparsi di quelle cose, ma loro non hanno ancora capito.
Non preoccupatevi per
la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di
quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del
vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono
nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di
loro? ... Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa
berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani.
Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece,
anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno
date in aggiunta. Mt 6, 25-33
Giovanni
inserisce qui questo piccolo inciso riguardante i discepoli che genererà una
situazione ironica più avanti. Ma al di là di questo possiamo notare una cosa
più importante: ciò che spinge sia la donna che i discepoli (e anche ciascuno
di noi) a muoversi, ad andare a cercare, sono per prima cosa le esigenze
fisiche e materiali. Lei viene a cercare acqua, loro vanno a cercare cibo.
Anche Gesù ha sete, e le chiede da bere. Ma quello che potrebbe essere una
prima occasione di incontro e di conoscenza trova un primo ostacolo:
«Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da
bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti
con i Samaritani.
Prima
‘polemica’. Alle situazioni di vita essenziali si aggiungono le nostre
questioni personali. A volte sono importanti, a volte no, ma solitamente sono
gli aspetti della nostra vita su cui ci scaldiamo di più. Sull’importanza del
cibo, dell’acqua, del tempo non abbiamo molti dubbi, sugli altri aspetti le
cose si complicano, soprattutto perché questi aspetti su cui cominciano a
crearsi questioni, discussioni, contrapposizioni e contrasti sono aspetti
insieme rilevanti e opinabili. Perché i giudei ce l’hanno con i samaritani? Per
motivi di pane e di acqua? No, per questioni religiose e culturali, cioè per
questioni certamente importanti ma meno definibili, più personali, questioni su
cui ciascuno può avere idee diverse dagli altri. La richiesta di Gesù di per sé
non c’entra con questioni religiose, culturali, sociali, personali. È una
richiesta semplice: dammi da bere. La donna che parla con lui sposta subito
l’attenzione su questi aspetti controversi: ‘come mai tu…?’. Quanti possibili
incontri sono stati impediti da pregiudizi come questo! E non solo tra persone.
Anche il nostro rapporto con Dio può essere ostacolato da valutazioni
superficiali, etichette, idee distorte. Se mi faccio un’immagina sbagliata di
Dio poi questa rimarrà sempre come filtro, se non come muro, tra me e lui.
«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è
colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti
avrebbe dato acqua viva».
Mi sembra
che Gesù cerchi subito di andare alle cose importanti (che non sono le
necessità fisiologiche). Non entra nella questione giudei-samaritani, non si
lascia sviare dalle discussioni. Comincia a svelare qualcosa di nascosto che
però è più importante di qualunque altra questione, più importante dell’acqua
stessa: un’altra acqua, un altro pozzo. Un pozzo che dà acqua viva. È come se
Gesù le stesse dicendo: qui c’è qualcosa di più dell’acqua.
«Chiunque beve di quest’acqua avrà di
nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in
eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che
zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi
quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad
attingere acqua».
Ancora una
volta Gesù propone qualcosa di più, e la samaritana continua a fermarsi alle
proprie esigenze materiali. C’è bisogno di una spinta.
«Va’ a chiamare tuo marito e ritorna
qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene:
“Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è
tuo marito; in questo hai detto il vero».
Questa donna
sta cercando l’amore della sua vita e non l’ha ancora trovato, nonostante abbia
i suoi sei uomini. E come prima Gesù le si è presentato come la fonte di acqua
viva, colui che può dissetarla per la vita eterna, così ora si svela come il
vero amore, l’uomo da sempre cercato ma non ancora trovato. Ma siccome la
discussione si va facendo un po’ troppo personale, la donna vira verso un’altra
polemica.
Gli replica la donna: «Signore, vedo che
tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece
dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Ancora una
volta, nonostante Gesù si sia presentato in modo più convincente, parte
un’altra polemica religiosa. Invece di chiedersi chi è colui che ha davanti, la
samaritana tira fuori un’altra delle questioni opinabili che tanto ci fanno
discutere e perdere tempo a scapito delle cose essenziali.
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene
l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi
adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la
salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri
adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità.
Gesù non si
fa prendere dalla discussione. Non è una questione di religioni (anche se non
cade nel relativismo religioso: non sono tutte uguali: ‘voi adorate quello che
non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai
giudei’), ma di cercare la verità.
«So che deve venire il Messia, chiamato
Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che
parlo con te».
Non so se
per aprire un’altra discussione o se perché davvero la donna vede nell’arrivo
del messia una soluzione alle sue questioni, in ogni caso lei comincia a
puntare l’attenzione su ciò che è essenziale. Non si parla più di acqua ormai
da un po’. Pur nella confusione generata dalle varie beghe e questioni,
comincia a intravedere ciò che è importante. E Gesù glielo conferma: ‘sono io!’.
Insomma, pur con molta delicatezza, Gesù si propone alla donna come il
compimento delle sue attese: è lui l’acqua viva di cui lei ha sete. È lui il
vero uomo che lei non ha ancora trovato. È lui il Messia che lei sta
aspettando.
Giunsero i suoi discepoli e si
meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa
cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?».
Poveretti...
si sono persi tutto l’incontro e non capiscono niente. Mentre nonostante tutto
la samaritana, pur partendo da necessità fisiche come la ricerca d’acqua e pur
passando anche lei attraverso i suoi bravi pregiudizi, è arrivata a percepire
in Gesù il Messia, loro sono ancora al punto di partenza. La loro
preoccupazione riguardo al cibo li ha impegnati troppo in cose materiali e
hanno perso il treno, come già successo un’altra volta:
Avevano dimenticato di
prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora
Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei
e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non
capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non
vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i
cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?».
Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila,
quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse
loro: «Non comprendete ancora?». Mc 8, 14-21
La donna intanto lasciò la sua anfora,
andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto
tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e
andavano da lui.
La
samaritana ha finalmente conosciuto Gesù, ora l’acqua non è più importante.
Lascia perfino l’anfora e va a raccontare agli altri cosa le è successo. Come
Bartimeo, che chiamato da Gesù lascia il mantello:
…gettato via il suo
mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Mc 10, 50
Come i due
discepoli di Emmaus che riconosciuto Gesù tornano a Gerusalemme per raccontarlo
agli altri:
…dissero l’un l’altro:
«Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo
la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero
ritorno a Gerusalemme… Lc 24, 32-33
Intanto i discepoli lo pregavano:
«Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non
conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse
portato da mangiare?».
La
situazione Gesù-discepoli diventa ulteriormente ironica. Loro pensano a
mangiare, ma Gesù pensa a qualcosa di ben più importante. Lui ha già mangiato!
Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la
volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse:
ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri
occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.
Voi che
guardate solo il grano, dite che mancano ancora quattro mesi al raccolto; io
che guardo il grano vero, le persone, vedo che sono già mature per
riconoscermi. Un po’ come dire: voi che pure siete miei discepoli ci metterete
ancora molto tempo a maturare, mentre altri sono già maturi. Se foste restati
qui con me avreste visto maturare il grano vero, irrigato dall'acqua viva.
Chi miete riceve il salario e raccoglie
frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In
questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi
ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi
siete subentrati nella loro fatica».
Gesù dice in
pratica: ‘io ho faticato a seminare, ora voi potere mietere’.
Molti Samaritani di quella città
credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto
tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano
di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per
la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi
crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente
il salvatore del mondo».
Davvero Gesù
ha fatto un gran raccolto, mentre i suoi operai (i discepoli) sono stati a
guardare. Speriamo almeno che i discepoli abbiano capito.
Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Gv 7, 37-38
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