giovedì 16 marzo 2023

l'acqua del pozzo



Nelle decisioni impegnative prese dalle autorità in questi giorni si sta cercando di salvaguardare ciò che è essenziale. Innanzitutto il cibo e la salute. Si può fare a meno dell’estetista ma non del negozio di alimentari né tantomeno dell’ospedale, e in questi giorni lo stiamo toccando drammaticamente con mano. Ma non c’è solo il corpo e le sue esigenze. Mangiare e bere sono essenziali per la vita terrena, ma di cosa c’è bisogno per la vita e la salute eterna? In questa domenica ci troviamo in una situazione davvero eccezionale: niente messa. Niente Eucarestia. Eucarestia che è certamente il cuore della vita cristiana, luogo e ambiente in cui possiamo incontrarci anche fisicamente con il Signore. Ma così come non possiamo toccarci e abbracciarci in questo periodo di pericolo, e ci manca, allo stesso modo non possiamo abbracciare e ricevere dentro di noi il Signore nella messa. E allora che si fa? I rapporti personali mica li perdiamo se non possiamo darci la mano o baciarci. Abbiamo altre strade. Possiamo continuare a parlarci. Bene, se non possiamo toccare il Signore nell’Eucarestia possiamo potenziare il dialogo con lui. Con la preghiera innanzitutto. Ma c’è un altro strumento ancora più efficace, che usiamo poco: la Parola di Dio e la Sacra Scrittura che la contiene. Allora proviamo anche noi ad andare ad attingere dal pozzo delle Scritture come la Samaritana.

Gv 4, 5-42

Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere».

Un incontro tra Gesù e una donna in cui possiamo intravvedere l’incontro tra Dio e l’umanità. Gesù nella sua incarnazione assume tutte le nostre caratteristiche. Quella che accade alla samaritana non è una visione, un’apparizione mistica. È un vero incontro da uomo a donna. Nella Bibbia inoltre il pozzo è il luogo dove le persone si incontrano, e in particolare è il luogo dove nascono gli amori. È al pozzo che Giacobbe si incontra con Rachele, ed è al pozzo che Mosè incontra quella che diventerà sua moglie.
Gesù è stanco e ha sete. Credo abbia anche caldo, vista l’ora. Proprio perché questa presenza di Dio non è né celestiale né miracolosamente divina, non è neppure una presenza schiacciante, intimorente e spaventosa per la donna. Dio si fa uomo al punto di aver bisogno dell’uomo: ‘dammi da bere’.

I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi.

Acqua, cibo. Le cose fisiologicamente essenziali. Per la vita terrena. E per la vita eterna? La samaritana seguendo le sue necessità incontra Gesù. Paradossalmente i discepoli seguendo le loro necessità se ne allontanano. Più volte Gesù aveva loro detto di non preoccuparsi di quelle cose, ma loro non hanno ancora capito.

Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? ... Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Mt 6, 25-33

Giovanni inserisce qui questo piccolo inciso riguardante i discepoli che genererà una situazione ironica più avanti. Ma al di là di questo possiamo notare una cosa più importante: ciò che spinge sia la donna che i discepoli (e anche ciascuno di noi) a muoversi, ad andare a cercare, sono per prima cosa le esigenze fisiche e materiali. Lei viene a cercare acqua, loro vanno a cercare cibo. Anche Gesù ha sete, e le chiede da bere. Ma quello che potrebbe essere una prima occasione di incontro e di conoscenza trova un primo ostacolo:

«Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.

Prima ‘polemica’. Alle situazioni di vita essenziali si aggiungono le nostre questioni personali. A volte sono importanti, a volte no, ma solitamente sono gli aspetti della nostra vita su cui ci scaldiamo di più. Sull’importanza del cibo, dell’acqua, del tempo non abbiamo molti dubbi, sugli altri aspetti le cose si complicano, soprattutto perché questi aspetti su cui cominciano a crearsi questioni, discussioni, contrapposizioni e contrasti sono aspetti insieme rilevanti e opinabili. Perché i giudei ce l’hanno con i samaritani? Per motivi di pane e di acqua? No, per questioni religiose e culturali, cioè per questioni certamente importanti ma meno definibili, più personali, questioni su cui ciascuno può avere idee diverse dagli altri. La richiesta di Gesù di per sé non c’entra con questioni religiose, culturali, sociali, personali. È una richiesta semplice: dammi da bere. La donna che parla con lui sposta subito l’attenzione su questi aspetti controversi: ‘come mai tu…?’. Quanti possibili incontri sono stati impediti da pregiudizi come questo! E non solo tra persone. Anche il nostro rapporto con Dio può essere ostacolato da valutazioni superficiali, etichette, idee distorte. Se mi faccio un’immagina sbagliata di Dio poi questa rimarrà sempre come filtro, se non come muro, tra me e lui.

«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva».

Mi sembra che Gesù cerchi subito di andare alle cose importanti (che non sono le necessità fisiologiche). Non entra nella questione giudei-samaritani, non si lascia sviare dalle discussioni. Comincia a svelare qualcosa di nascosto che però è più importante di qualunque altra questione, più importante dell’acqua stessa: un’altra acqua, un altro pozzo. Un pozzo che dà acqua viva. È come se Gesù le stesse dicendo: qui c’è qualcosa di più dell’acqua.

  
«Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua».

Ancora una volta Gesù propone qualcosa di più, e la samaritana continua a fermarsi alle proprie esigenze materiali. C’è bisogno di una spinta.

«Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

Questa donna sta cercando l’amore della sua vita e non l’ha ancora trovato, nonostante abbia i suoi sei uomini. E come prima Gesù le si è presentato come la fonte di acqua viva, colui che può dissetarla per la vita eterna, così ora si svela come il vero amore, l’uomo da sempre cercato ma non ancora trovato. Ma siccome la discussione si va facendo un po’ troppo personale, la donna vira verso un’altra polemica.

Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».

Ancora una volta, nonostante Gesù si sia presentato in modo più convincente, parte un’altra polemica religiosa. Invece di chiedersi chi è colui che ha davanti, la samaritana tira fuori un’altra delle questioni opinabili che tanto ci fanno discutere e perdere tempo a scapito delle cose essenziali.

Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità.
Gesù non si fa prendere dalla discussione. Non è una questione di religioni (anche se non cade nel relativismo religioso: non sono tutte uguali: ‘voi adorate quello che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai giudei’), ma di cercare la verità.

«So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

Non so se per aprire un’altra discussione o se perché davvero la donna vede nell’arrivo del messia una soluzione alle sue questioni, in ogni caso lei comincia a puntare l’attenzione su ciò che è essenziale. Non si parla più di acqua ormai da un po’. Pur nella confusione generata dalle varie beghe e questioni, comincia a intravedere ciò che è importante. E Gesù glielo conferma: ‘sono io!’. Insomma, pur con molta delicatezza, Gesù si propone alla donna come il compimento delle sue attese: è lui l’acqua viva di cui lei ha sete. È lui il vero uomo che lei non ha ancora trovato. È lui il Messia che lei sta aspettando.

Giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?».

Poveretti... si sono persi tutto l’incontro e non capiscono niente. Mentre nonostante tutto la samaritana, pur partendo da necessità fisiche come la ricerca d’acqua e pur passando anche lei attraverso i suoi bravi pregiudizi, è arrivata a percepire in Gesù il Messia, loro sono ancora al punto di partenza. La loro preoccupazione riguardo al cibo li ha impegnati troppo in cose materiali e hanno perso il treno, come già successo un’altra volta:

Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?». Mc 8, 14-21


La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

La samaritana ha finalmente conosciuto Gesù, ora l’acqua non è più importante. Lascia perfino l’anfora e va a raccontare agli altri cosa le è successo. Come Bartimeo, che chiamato da Gesù lascia il mantello:

…gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Mc 10, 50

Come i due discepoli di Emmaus che riconosciuto Gesù tornano a Gerusalemme per raccontarlo agli altri:

…dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme… Lc 24, 32-33

Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?».

La situazione Gesù-discepoli diventa ulteriormente ironica. Loro pensano a mangiare, ma Gesù pensa a qualcosa di ben più importante. Lui ha già mangiato!

Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura.

Voi che guardate solo il grano, dite che mancano ancora quattro mesi al raccolto; io che guardo il grano vero, le persone, vedo che sono già mature per riconoscermi. Un po’ come dire: voi che pure siete miei discepoli ci metterete ancora molto tempo a maturare, mentre altri sono già maturi. Se foste restati qui con me avreste visto maturare il grano vero, irrigato dall'acqua viva.

Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

Gesù dice in pratica: ‘io ho faticato a seminare, ora voi potere mietere’.
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Davvero Gesù ha fatto un gran raccolto, mentre i suoi operai (i discepoli) sono stati a guardare. Speriamo almeno che i discepoli abbiano capito.

Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Gv 7, 37-38




Nessun commento:

Posta un commento