giovedì 2 marzo 2023

Tentazioni

Gesù fu condotto dallo Spirito Santo nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. (Mt 4, 1-11)


È fuor di dubbio che bisogna combattere le grandi tentazioni con un coraggio travolgente, e la vittoria che ne riporteremo ci sarà di molto aiuto; tuttavia avviene che si tragga un profitto ancora maggiore nel combattere le piccole. Il motivo è intuibile: le prime sono grandi, le seconde sono tante. I lupi e gli orsi sono senza dubbio più pericolosi delle mosche, ma quanto a farci esercitare la pazienza le mosche li superano di molto! È facile non essere assassini, ma molto difficile evitare le piccole collere. È abbastanza facile non cadere in adulterio, ma non altrettanto facile impedirsi le occhiate. È abbastanza facile non profanare il letto matrimoniale, ma non altrettanto non compromettere l’amore matrimoniale. È facile non rubare i beni altrui, non altrettanto non desiderarli e non corteggiarli. È molto facile non portare falsa testimonianza in tribunale, non altrettanto non mentire in conversazione. Molto facile non ubriacarsi, non altrettanto mantenersi sobri. Molto facile non desiderare la morte altrui, non altrettanto non desiderargli qualche accidente. Si può concludere che le piccole tentazioni di collera, di sospetto, di gelosia, di invidia, di antipatia, di stranezza, di vanità, di doppiezza, di astuzia, di pensieri indecenti, sono abituali anche per coloro che sono già più incamminati nella vita spirituale e più risoluti!  Ecco perché, cara Filotea, è necessario che ci prepariamo con grande cura e diligenza a questo combattimento; sii certa che tutte le vittorie che riporterai contro questi piccoli nemici, saranno tante pietre preziose incastonate nella corona di gloria che Dio ti prepara in paradiso.
San Francesco di Sales, Filotea

Clive Staples Lewis (1898-1963), grande amico di Tolkien e autore delle Cronache di Narnia, ha pubblicato nel 1942 le Lettere di Berlicche. In questo libro Lewis immagina un diavolo anziano, Berlicche appunto, che scrive delle lettere al suo nipote Malacoda per istruirlo nell’arte della tentazione. Lewis, ateo convertito al cristianesimo, escogita questo simpatico escamotage per scrivere un piccolo trattato sulla fede cristiana.

Mio caro Malacoda,

     nessuno ti ha mai detto qualcosa sulla legge dell’Ondulazione? Gli esseri umani sono anfibi, mezzo spirito e mezzo animale (La decisione del Nemico di produrre un ibrido talmente repellente fu una delle cose che decisero Nostro Padre a ritirargli il suo appoggio): come spiriti essi appartengono al mondo dell’eternità, ma come animali sono abitatori del tempo. Se tu avessi osservato il tuo paziente avresti scorto questa ondulazione in ogni settore della sua vita: l’interesse per il lavoro, l’affetto verso gli amici, gli appetiti fisici, tutto va su e giù. Finchè egli vivrà sulla terra, periodi di ricchezza e di vivacità emotiva e corporale si alterneranno a periodi di torpore e di povertà. La fase di aridità e di ottusità che il tuo paziente sta ora attraversando non sono, come tu scioccamente supponi, effetto della tua abilità. Sono puri fenomeni naturali che non ci apporteranno utilità alcuna, a meno che tu non li sappia usare bene. Per decidere quale sia il miglior uso che ne puoi fare, devi chiederti qual è l’uso che desidera farne il Nemico, e poi fare il contrario. Ora, può essere una sorpresa per te venire a sapere che nei suoi sforzi di impossessarsi per sempre di un’anima, egli si basa sulle depressioni ancor più che sulle elevazioni. Alcuni dei suoi speciali favoriti sono passati attraverso depressioni più lunghe e più profonde di qualsiasi altro. La ragione è questa: per noi un essere umano è innanzitutto cibo. Nostro scopo è l’assorbimento della sua volontà nella nostra, e l’aumento, a sue spese, della nostra area di egoismo. Ma l’obbedienza che il Nemico chiede all’uomo è cosa del tutto diversa. Egli vuole proprio riempire l’universo di una quantità di nauseanti piccole imitazioni di se stesso; creature la cui vita, in miniatura, sarà qualitativamente come la sua, non perché egli li assorbirà, ma perché le loro volontà si conformeranno liberamente alla sua. Noi vogliamo mandrie che finiranno per diventare cibo, egli vuole servi che diverranno, infine, figli. Noi vogliamo assorbire, egli vuol concedere in abbondanza. Noi siamo vuoti e vorremmo riempirci, egli possiede la pienezza e trabocca. La nostra guerra ha per scopo un mondo nel quale il Nostro Padre Laggiù abbia attratto a sé tutti gli altri esseri, il Nemico vuole un mondo pieno di esseri uniti a lui ma sempre distinti … Egli non può tentare alla virtù come noi tentiamo al vizio. Egli vuole che essi imparino a camminare, e perciò deve tirare via la mano. E purchè ci sia veramente la volontà di camminare, egli sembra gradire perfino il loro inciampare.

Tuo affezionatissimo zio
Berlicche

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