Il Padre mandò
sulla terra questa sua Parola nel tempo ultimo poiché non voleva più che
parlasse per mezzo dei profeti, né che fosse annunziata in forma oscura e solo
intravista attraverso vaghi riflessi, ma desiderava che apparisse visibilmente
in persona. Così il mondo contemplandola avrebbe potuto avere la salvezza. Il
mondo avendola sotto il suo sguardo non avrebbe più sentito il disagio e il
timore come quando si trovava di fronte a un'immagine divina riflessa dai profeti,
né avrebbe provato lo smarrimento come quando essa veniva resa presente e
manifestata mediante le potenze angeliche. Ormai avrebbe constatato di trovarsi
alla presenza medesima di Dio che parla. Noi sappiamo che il Verbo ha preso un
corpo mortale dalla Vergine, e ha trasformato l'uomo vecchio nella novità di
una creazione nuova. Noi sappiamo che egli si è fatto della nostra stessa
sostanza. Se infatti non fosse della nostra stessa natura, inutilmente ci
avrebbe dato come legge di essere imitatori suoi quale maestro. Se egli come
uomo è di natura diversa perché comanda a me nato nella debolezza la
somiglianza con lui? E come può essere costui buono e giusto? In verità, per
non essere giudicato diverso da noi, egli ha tollerato la fatica, ha voluto la
fame, non ha rifiutato la sete, ha accettato di dormire per riposare, non si è
ribellato alla sofferenza, si è assoggettato alla morte, e si è svelato nella
risurrezione. Ha offerto come primizia, in tutti questi modi, la sua stessa
natura d'uomo, perché non ti perda d'animo nella sofferenza, ma riconoscendoti
uomo, aspetti anche per te ciò che il Padre ha offerto a lui.
sant'Ippolito
di Roma, Confutazione di tutte le eresie
Nessun commento:
Posta un commento