Dio stabilì un
tempo per le sue promesse e un tempo per il compimento di esse. Dai profeti
fino a Giovanni Battista fu il tempo delle promesse; da Giovanni Battista fino
alla fine dei tempi è il tempo del loro compimento. Pareva poco la promessa:
Egli volle vincolarsi anche con un patto scritto, come obbligandosi con noi con
la cambiale delle sue promesse, perché, quando avrebbe cominciato a pagare ciò
che aveva promesso, noi potessimo verificare l'ordine dei pagamenti. Dunque il
tempo dei profeti era di predizione delle promesse. Ma nel promettere e nel
preannunciare Dio volle anche indicare per quale via si giungerà alle realtà
ultime. Promise agli uomini la divinità, ai mortali l'immortalità, ai peccatori
la giustificazione, ai disprezzati la glorificazione. Sembrava però incredibile
agli uomini ciò che Dio prometteva: che essi dalla loro condizione di
mortalità, di corruzione, di miseria, di debolezza, da polvere e cenere che
erano, sarebbero diventati uguali agli angeli di Dio. E perché gli uomini
credessero, oltre al patto scritto, Dio volle anche un mediatore della sua
fedeltà. E volle che fosse non un principe qualunque o un qualunque angelo o
arcangelo, ma il suo unico Figlio, per mostrare, per mezzo di lui, per quale
strada ci avrebbe condotti a quel fine che aveva promesso. Ma era poco per Dio
fare del suo Figlio colui che indica la strada: rese lui stesso via perché tu
camminassi guidato da lui sul suo stesso cammino.
sant'Agostino
di Ippona, Commento sui salmi
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