Ecco la pace:
non promessa, ma inviata; non differita, ma donata; non profetata, ma presente.
Dio Padre ha inviato sulla terra un sacco, per così dire, pieno della sua
misericordia; un sacco che fu strappato a pezzi durante la passione perché ne
uscisse il prezzo che chiudeva in sé il nostro riscatto; un sacco certo
piccolo, ma pieno, se «ci è stato dato un Piccolo» (Is 9, 6) in cui però «abita
corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2, 9). Quando venne la
pienezza dei tempi, venne anche la pienezza della divinità. Venne Dio nella
carne per rivelarsi anche agli uomini che sono di carne, e perché fosse
riconosciuta la sua bontà manifestandosi nell'umanità. Manifestandosi Dio
nell'uomo, non può più esserne nascosta la bontà. Quale prova migliore della
sua bontà poteva dare se non assumendo la mia carne? Nulla mostra maggiormente
la sua misericordia che l'aver egli assunto la nostra stessa miseria. «Signore,
che è quest'uomo perché ti curi di lui e a lui rivolga la tua attenzione?»
(cfr. Sal 8, 5; Eb 2, 6). Da questo sappia l'uomo quanto Dio si curi di
lui, e conosca che cosa pensi e senta nei suoi riguardi. Non domandare, uomo,
che cosa soffri tu, ma che cosa ha sofferto lui. Da quello a cui egli giunse
per te, riconosci quanto tu valga per lui, e capirai la sua bontà attraverso la
sua umanità. Come si è fatto piccolo incarnandosi, così si è mostrato grande
nella bontà; e mi è tanto più caro quanto più per me si è abbassato. «Si sono
manifestate — dice l'Apostolo — la bontà e l'umanità di Dio nostro Salvatore»
(Tt 3, 4). Grande certo è la bontà di Dio e certo una grande prova di
bontà egli ha dato congiungendo la divinità con l'umanità.
san
Bernardo, abate, Discorso sull’Epifania
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